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Recensioni Autobiografia

Autobiografia di Norberto Bobbio
Recensioni: 3/5

La recensione di Ibs

"Cultura è equilibrio intellettuale, riflessione critica, senso di discernimento, aborrimento di ogni semplificazione, di ogni manicheismo, di ogni parzialità."

Questa frase di Bobbio, estrapolata da una lettera da lui mandata a Giulio Einaudi nel settembre 1868, rappresenta con chiarezza la linea lungo la quale si è sempre mosso sia nella sua attività intellettuale che nel suo impegno politico. Questa "libertà intellettuale" è parte della concezione altissima di libertà che ha sempre guidato le sue scelte e che in questa Autobiografia appare il filo conduttore di tutta una vita.

Gli anni della sua formazione vedono Torino come centro di grande elaborazione culturale e politica. I nomi di amici o compagni di scuola, di interlocutori con cui Bobbio inizia a riflettere e a discutere sul significato e sul valore della libertà (che proprio in quegli stessi anni inizia ad essere conculcata) sono quelli su cui si fonda la civiltà intellettuale dell'Italia contemporanea. L'impegno antifascista si fa sempre più attivo, irrinunciabile l'azione in un momento in cui non era eticamente lecita qualsiasi forma di neutralità, naturale lo sbocco in "Giustizia e Libertà", binomio mai scindibile, né nella concezione dello Stato, né nell'elaborazione del pensiero politico se ancora nel 1995 per l'Einaudi esce un saggio dal titolo "Eguaglianza e libertà".

"Ogni uomo ha la possibilità di differenziarsi dagli altri secondo la propria legge intrinseca, che è la propria libertà e quindi di essere valutato in modo corrispondente alla sua differenziazione", e ancora, "In democrazia tutti sono ugualmente liberi. Ugualmente: l'avverbio è fondamentale. Questa uguaglianza richiede, a mio parere, il riconoscimento anche dei diritti sociali, a partire da quelli essenziali (istruzione, lavoro, salute), che rendono fra l'altro possibile un migliore esercizio dei diritti di libertà". La citazione di queste due frasi, scritte da Bobbio a distanza di anni, la prima nel 1942 e la seconda nel 1984, mostrano la coerenza di una vita totalmente spesa nell'affermazione della necessità imprescindibile di coniugare questi due valori come invece la storia del Novecento non ha mai saputo fare.

La definizione di intellettuale data nel 1966 come di "colui che incarna o dovrebbe incarnare lo spirito critico... il seminatore di dubbi, l'eretico per vocazione" va però collegata all'altro giudizio: "bisogna saper distinguere la vocazione minoritaria da un rigido, ostinato e in fine dei conti sterile atteggiamento scismatico" e da qui la decisione di sostenere la unificazione del Partito Socialista.

La scelta di non essere protagonista della vita politica attiva non ha però mai impedito a Bobbio di essere presente e partecipe, anzi punto di riferimento nel dibattito intellettuale e politico dell'ultimo trentennio. Nel 1984, il filosofo apre una forte polemica con la "democrazia dell'applauso" varata da Craxi nel Congresso di Verona e Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, scrivendo a Valeria Cova, moglie del filosofo dice: "Glielo dica, glielo dica, i suoi giudizi sono anche i miei" e nel luglio dello stesso anno lo nomina senatore a vita.

Nel 1996, il 2 giugno, esce su La Stampa l'ultimo articolo di Bobbio in qualità, come scrive lui stesso in questa Autobiografia, di "filosofo militante".

Oggi, in questo libro, si dichiara molto scettico "del nuovo per il nuovo", dichiara la difficoltà di lettura dell'attualità politica, ammettendo anche la poca "voglia di capire" che lo accompagna. Eppure dà indicazioni su quelli che, secondo lui, sono i problemi più gravi che oggi l'Italia deve affrontare: la questione dell'amministrazione della giustizia, il sistema scolastico, i servizi.

La conclusione del libro è poi un messaggio importante sempre, alla luce di quella che Bobbio definisce essere la sua "certezza del dubbio": "La storia umana, tra salvezza e perdizione, è ambigua. Non sappiamo neppure se siamo noi i padroni del nostro destino".


A cura di Wuz.it )
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