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L' attualità del bello. Studi di estetica ermeneutica - Hans Georg Gadamer - copertina
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Dettagli

1986
Libro universitario
228 p., ill.
9788821186288

Voce della critica


recensione di Carchia, G., L'Indice 1987, n. 4

Questi saggi di Hans Georg Gadamer, raccolti e ordinati in volume da Riccardo Dottori, costituiscono una sorta di "Paralipomena" alla prima parte di "Verità e metodo". Sono compresi qui insieme per la prima volta-ciò che non è ancora accaduto in Germania-buona parte dei più recenti contributi di Gadamer in campo estetico. L'edizione italiana, comprendendo essenzialmente messe a punto a precisazioni successive alla pubblicazione di "Verità e metodo" (1960) dà l'occasione per tornare a riflettere su di un punto capitale della fondazione gadameriana dell'ermeneutica. A prima vista, infatti non è immediatamente chiaro perché proprio l'incontro col bello e con l'opera d'arte debbano avere un qualche privilegio in vista della costituzione di una teoria dell'esperienza ermeneutica. Rispetto alla connessione qui privilegiata fra estetica ed ermeneutica, ve ne sono altre che potrebbero sembrare più ovvie e magari più fondate: per esempio quella fra ermeneutica e teologia suggerita da Bultmann, o quella fra ermeneutica e giurisprudenza, teorizzata da Betti. La domanda appare tanto più legittima se solo si rileva l'apparente contraddizione insita nel fatto che l'ermeneutica gadameriana riceve il suo impulso iniziale dal progetto, svolto appunto nella "Parte prima" di "Verità e metodo", di procedere ad un trascendimento della dimensione estetica quale si è imposta nella modernità a partire da Kant, in quanto ambito di realizzazione di una coscienza estetica autonoma, pura, soggettiva e formale. I saggi di questa raccolta mostrano ora finalmente assai bene che in realtà per Gadamer non è l'estetica-almeno nella sua moderna accezione disciplinare-il paradigma dell'ermeneutica. Al contrario, è l'esperienza ermeneutica come orizzonte della comprensione storica a delineare i contorni di una prospettiva estetica al cui centro si colloca la messa in discussione di qualunque pretesa dell'opera d'arte ad un'autonomia puramente formale, che voglia trascendere in qualunque modo l'orizzonte della significazione e del tramandamento storico-culturale. L'opera d'arte è in Gadamer modello della costitutiva linguisticità o interpretabilità dell'essere solo in quanto essa viene preliminarmente sottoposta ad una sorta di addomesticamento culturale, che vieta come irrazionale, da un lato, qualunque rimando ad un suo possibile fondamento naturale pre-storico, e, dall'altro, ogni rinvio ad una possibile trascendenza più che storica della forma. Da quest'impostazione consegue l'impossibilità di apprezzare nel suo vero valore la discontinuità. con la tradizione introdotta dalla rivolta dell'arte contemporanea. Per Gadamer l'arte è per definizione significativa, anche là dove essa è muta o rivendica l'assurdo.Questo privilegiamento della significatività storica porta così Gadamer a ribadire ancora una volta lo schema idealistico hegeliano che attribuisce alla letteratura, e soprattutto alla poesia, una sorta di primato spirituale sulle altre arti. Tramite un'amplissima estensione del concetto di "lettura", assistiamo al tentativo di ricondurre le condizioni generali di interpretabilità delle arti all'unica misura delle arti verbali nelle quali più immediata è quell'autotrasparenza dello spirito capace di tenerci lontano dall'abisso del naturale come dalla vertigine dell'indicibile.

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Hans Georg Gadamer

Hans-Georg Gadamer (1900-2002), ha studiato filologia classica e filosofia, laureandosi a Marburgo dove ottiene la libera docenza nel 1929, con Martin Heidegger. Ha insegnato a Lipsia, dove dal 1945 al 1947 è stato anche rettore, poi a Francoforte, e infine nel 1949 a Heidelberg, come successore di Karl Jaspers. Tra le sue opere ricordiamo Il problema della coscienza storica (1969), Verità e metodo I e II (1972 e 1996), La dialettica di Hegel (1973), La ragione nell’età della scienza (1982), L’attualità del bello (1986), La persuasività della letteratura (1988), L’inizio della filosofia occidentale (1993), nonché la sua autobiografia Maestri e compagni sul cammino del pensiero (1980).

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