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RECENSIONE OFFERTA DALLA FANZINE TRIMESTRALE DI ARTE E LETTERATURA 'END' (carta@tabula-rasa.it) - “Tutto è possibile in questo mondo se ci si prende la briga di rifletterci un poco durante durante una passeggiata nei prati”, afferma Robert Walser. Alla prima passeggiata che farete, portatevi dietro anche uno dei suoi tre romanzi. Potete scegliere tra I fratelli Tanner, L’assistente e Jackob von Gunten. Diciamo che scegliete L'assistente. Sedetevi sulla prima panchina che vi ispira veramente; che non sono tutte uguali le panchine che hanno il verde attorno. Aprite il libro (non prima di aver guardato un po’ l’immagine di copertina, che è di Egon Schiele), e poi partite, senza fretta, dalla prima pagina. Una volta ero bloccato a Ravenna, avendo spezzato le chiavi della macchina nel tentativo di aprire una bottiglia di vino spingendo giù il tappo di sughero. Dovendo quindi passare molto più tempo del previsto in questa città che detesto ad un livello quasi infantile, ho naturalmente agito nell’unico modo possibile. Mi sono procurato un libro e ho cercato una panchina. Il libro era Ieri di A. Kristof, la panchina era in una specie di parco. L’ho finito, d’un fiato. Questo è quello che può succedere anche quando si ha in mano un libro di Walser, e non perché la narrazione sia estremamente avvincente o perché succedano tante cose modello fiume in piena; anzi, non succede quasi nulla, a dire il vero. L’assistente, l’opera più lineare dello scrittore svizzero, è avvolto da questo nulla, come fosse una coperta nella quale rifugiarsi da tutte le parabole del mondo. Il protagonista, Giuseppe (Joseph nell’originale, chissà perché alla Einaudi italianizzano i nomi) indossa una giacca dell’esistenza che è tutt’altro che fatta su misura. È lui l’assistente del titolo, a servizio dell’ingegner Tobler, una specie di cappellaio matto che investe tutto il proprio patrimonio a progettare ed immettere sul mercato l’Orologio Pubblicitario,
RECENSIONE OFFERTA DALLA FANZINE TRIMESTRALE DI ARTE E LETTERATURA 'END' (carta@tabula-rasa.it) - “Tutto è possibile in questo mondo se ci si prende la briga di rifletterci un poco durante durante una passeggiata nei prati”, afferma Robert Walser. Alla prima passeggiata che farete, portatevi dietro anche uno dei suoi tre romanzi. Potete scegliere tra I fratelli Tanner, L’assistente e Jackob von Gunten. Diciamo che scegliete L'assistente. Sedetevi sulla prima panchina che vi ispira veramente; che non sono tutte uguali le panchine che hanno il verde attorno. Aprite il libro (non prima di aver guardato un po’ l’immagine di copertina, che è di Egon Schiele), e poi partite, senza fretta, dalla prima pagina. Una volta ero bloccato a Ravenna, avendo spezzato le chiavi della macchina nel tentativo di aprire una bottiglia di vino spingendo giù il tappo di sughero. Dovendo quindi passare molto più tempo del previsto in questa città che detesto ad un livello quasi infantile, ho naturalmente agito nell’unico modo possibile. Mi sono procurato un libro e ho cercato una panchina. Il libro era Ieri di A. Kristof, la panchina era in una specie di parco. L’ho finito, d’un fiato. Questo è quello che può succedere anche quando si ha in mano un libro di Walser, e non perché la narrazione sia estremamente avvincente o perché succedano tante cose modello fiume in piena; anzi, non succede quasi nulla, a dire il vero. L’assistente, l’opera più lineare dello scrittore svizzero, è avvolto da questo nulla, come fosse una coperta nella quale rifugiarsi da tutte le parabole del mondo. Il protagonista, Giuseppe (Joseph nell’originale, chissà perché alla Einaudi italianizzano i nomi) indossa una giacca dell’esistenza che è tutt’altro che fatta su misura. È lui l’assistente del titolo, a servizio dell’ingegner Tobler, una specie di cappellaio matto che investe tutto il proprio patrimonio a progettare ed immettere sul mercato l’Orologio Pubblicitario, il Distributore di cartucce, una sedia per invalidi, una perforatrice. Altamente autobiogr
Recensioni
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(scheda pubblicata per l'edizione del 1986)
scheda di Buzzo Margari, R., L'Indice 1986, n. 9
È la ristampa del romanzo che (insieme a "Una cena elegante ", scelta di prose brevi tradotte e introdotte da Aloisio Rendi per l'editore Lerici) segn• nel 1961 - grazie all'intuito di Cesare Cases - l'esordio italiano di Walser. Scritto nel 1907, il romanzo è basato come tutte le opere di Walser su un dato autobiografico: l'esperienza di lavoro subordinato come segretario-assistente di un inventore bizzarro e sfortunato. La riproposta odierna, in una versione completamente riveduta, offre l'occasione di riflettere su alcune caratteristiche costitutive di questo narratore "sui generis", il cui protagonista affronta la condizione di subalterno, come ogni altro contatto umano e professionale, mantenendosi sempre distaccato, anche quando viene coinvolto personalmente. Lo stile è inconfondibile: una sorta di bluff candido e orgoglioso da parte di uno che riesce a rimanere dal principio alla fine "davanti alla porta della vita", attraversando l'esperienza senza imparare niente.
A proposito di una riedizione di questo capolavoro romanzesco del 1908, Hermann Hesse scrisse che rileggere un testo amato trent'anni prima era una singolare esperienza. Al contrario di molti romanzi famosi dell'epoca, L'assistente superava la prova "stupendamente". E Walter Benjamin scrisse che le storie raccontate da Walser sono "di una delicatezza del tutto inconsueta, questo lo può capire chiunque. Non tutti invece vedono che in esse non c'è la tensione nervosa della vita decadente, ma l'aria pura e forte della vita che guarisce". Dopo la pubblicazione delle opere complete, Robert Walser, vagabondo, camminatore instancabile, ospite di ospedali psichiatrici e cliniche come di conventi di un culto contemporaneo, ma sempre poeta, è stato annoverato tra i maggiori autori di lingua tedesca di questo secolo.
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