L' assassino

Parlamento di Città del Capo, 6 settembre 1966, ore 14.15. Il primo ministro Hendrik Verwoerd è appena arrivato. Con aria noncurante gli si avvicina un commesso, come se volesse consegnargli un messaggio. Verwoerd si volta verso di lui, in tempo per ricevere una coltellata in pieno petto, seguita da altre tre pugnalate che lo uccideranno all'istante. La vittima è il teorico e l'infaticabile guardiano dell'apartheid: si devono a lui la Legge sull'Immoralità, che vieta i matrimoni misti e impone la deportazione in territori inospitali di migliaia di famiglie nere, e quella pletora di norme restrittive ridicole e tragiche insieme che tutti conoscono. Ma l'autore, giornalista ad Amsterdam, oltre a ricostruire per filo e per segno la cronaca di quel delitto, sceglie di concentrarsi sull'assassino, troppo presto giudicato pazzo e troppo presto dimenticato. Prende così forma, entro un racconto serrato e avvincente, la storia di Demitrios Tsafendas, meticcio (padre greco e madre swazi), ancora più odiato dai bianchi perché troppo vicino a loro, spirito libero, poliglotta, uomo di mare che tocca tutti i porti e tutte le fedi del mondo. Fin quando il destino (o uno studiato disegno?) non gli metterà in mano l'arma che farà di lui un giustiziere. Ha tradotto con cura Franco Paris. Stefano Manferlotti, Venerdì di Repubblica (1.9.2006)