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Anno edizione: 2002
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Dire che non mi è piaciuto sarebbe una bugia, ma non è vero neanche il contrario. Il personaggio Shallot è piuttosto ben riuscito, sebbene si sottovaluti quasi del tutto l'approfondimento psicologico, cosa che manca, e togliamo il quasi, in tutti gli altri personaggi, protagonista (Benjamin) compreso. Tanto ben riuscito che sarebbe quasi stato degno dell'etichetta di "idea geniale" - e non la affibbio mica a tutti! - visti i suoi commenti sarcastici non solo sulla vicenda che racconta ma anche su ciò che è successo dopo, su Elisabetta, Margherita, re Bluff Hal, Tommaso Moro eccetera eccetera. Ma c'è qualcosa che stona. Non so se sia colpa della traduzione, o del fatto che l'autore non avesse ancora ingranato appieno nel primo romanzo della serie, ma il meccanismo da thriller si inceppa troppe volte per appassionare davvero, e anche sugli altri romanzi posso dire poco. Ho letto Il calice avvelenato qualche anno fa, e non ne serbo alcun ricordo, né positivo né negativo, semplicemente non mi è rimasto in mente. Anche questo farà la stessa fine, temo, e mi dispiace, perché Doherty mi aveva sempre intrigato... Quanto alle domande che restano, ringrazio la recensione precedente, è vero, non ottengono risposta. Ma io ero talmente contenta di aver finito il libro che non me ne ero minimamente preoccupata...
Buon giallo storico che ha dato il via alla serie ambientata alla corte di Enrico VIII con due protagonisti molto accattivanti. La trama è ben articolata con personaggi di contorno che forse meritavano una più approfondita introspezione psicologica. Il doppio finale è alquanto intrigante e dopo aver finito il libro almeno tre domande rimangono in testa: che fine ha fatto Benjamin? Come ha fatto Roger a diventare così ricco e potente? Chi è veramente il dottor Agrippa? Penso che dovremo aspettare l'ultimo libro di questa lunga serie per scoprirlo (sempre che la Piemme si decida a pubblicarli in ordine cronologico).
Non l'ho ancora terminato, sono arrivato al capitolo decimo(12 in tutto), ma quanto ho letto finora basta per avermi un'idea di questo libro. All'inizio è quasi intrigante, suscita interesse, tuttavia, man mano che si va avanti, diventa lento e stopposo. La trama è ben articolata ma è resa noiosa dalla lentezza degli eventi. I commenti sarcastici, e talvolta anche volgarotti, del narratore(prima persona) danno un tocco d'ironia a questo thriller storico e sanno donare un sorriso(a denti stretti però). Per quanto riguarda la tensione, che questo genere dovrebbe suscitare nel lettore, è inesistente, fin troppo diluita con la noia, gli eccessivi commenti sciocchi di Shallot, che come protagonista si rivela talvolta di una pateticità a livelli comici. Non che questo libro mi abbia deluso, è che francamente me l'aspettavo diverso, ecco tutto. Lo finirò, e spero in un finale decente.
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