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scheda di Fo, A. L'Indice del 2000, n. 04
Molto sta facendo la piccola casa editrice Empirìa di Roma per la causa della poesia. E mentre, in controtendenza rispetto alla progressiva desertificazione dell'ambiente, la sua collana "Sassifraga" diviene per i versi uno dei principali punti di riferimento, nella più piccola e agile "Le felci di poesia" spunta un libretto di rara grazia fin dal titolo (che riprende la conclusione di una lirica: "i bei nomi di donna ripetuti / e l'arte di chiamare / con un filo di voce"). In un tono medio, sottomodulato come un bisbiglio, sfilano istanti delineati in sottili punte secche. Il loro profilo, appena tratteggiato, non sempre li rende pienamente incisivi, e occasionalmente l'adesione all'ormai arcaico puntiglio di disdegnare la punteggiatura li vela ulteriormente di nebbia. Ma stupendi spaccati si aprono poi improvvisi ora sul mare (la perfetta Adriatico), ora su un uomo al traino di un figlioletto dall'indice puntato sulle meraviglie del mondo (p. 66), ora sui quattro cocci di una brocca (p. 69) o sui frammenti di un'esistenza spenta confluiti in un sacchetto di plastica (p. 70). La tessitura è estremamente fine; per esempio, di una remota sosta di un treno, con "viaggiatori scesi / presi dalle cicale in armonia" ci si chiede "che fosse di Pan il momento? / un suo passaggio la ragione / di quella sospensione?" - sospensione cioè del "viaggio", sì che ne viene perfino una "rima sottintesa", se così si può dire, di quel "passaggio" con la parola omessa. Piuttosto piatta e scolastica, invece, la nota prefatoria (a non dire che un "corpo" è cosa diversa da un "carattere"); da un fustigatore di maestri sembrerebbe ci si potesse attendere qualcosa di più significativo in limine a un librino che, nel suo piccolo, avvia fra l'altro a conoscere l'aria (comprensiva di nuvole e fumo: p. 81), apprezzarne la curvatura (p. 83), intravederne i muscoli azzurri (p. 80).
Alessandro Fo
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