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Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII
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Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII - Arsenio Frugoni - copertina
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Arnaldo da Brescia nelle fonti del secolo XII

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1997
Libro universitario
XXIV-180 p.
9788806114954

Voce della critica


recensione di Tarpino, A., L'Indice 1989, n. 7

Non è semplicemente una riedizione: è la giusta uscita verso un largo pubblico di un libro (esaurito da anni e pubblicato la prima volta nel 1954 dall'Istituto storico italiano per il medioevo) divenuto un classico quasi mitizzato della storiografia, per il suo fascino e per il suo carattere di lezione di metodo. Arsenio Frugoni, medievista prematuramente scomparso nel 1970, fu interprete, per certi versi eretico e ascetico come il suo Arnaldo, di una sensibilità esegetica intransigente e ostinata. Ometto della sua sperimentazione metodologica è la figura di Arnaldo, l'allievo di Abelardo che pagò con la vita, intorno alla metà del XII sec., la sua condanna del potere temporale della Chiesa. Quella di Frugoni è opera di restauro, come afferma Giuseppe Sergi nell'introduzione, non di ricostruzione e di integrazione (secondo i compiaciuti principi del metodo filologico-combinatorio qui avversato): volta semmai ad asportare le incrostazioni prodotte dal sovrapporsi di arbitrarie interpretazioni di storici in torno ai pochi elementi che conosciamo del personaggio. L'esito a cui Frugoni aspira è riportare alla luce "uno di quei frammenti di scultura antica, dai tratti però, m'illudo?, di una suggestività vigorosa, liberato dalle contraffazioni delle aggiunte posteriori". Per questa via il profilo, scarno, che Frugoni fornisce di Arnaldo è il risultato paziente di un esame "in controluce" delle reazioni (più che non delle notizie) provate dai principali intellettuali di quegli anni nei confronti di Arnaldo. La lettura ne risulta condotta su una pluralità di livelli: si combinano il rigoroso confronto tra le diverse angolazioni delle fonti, l'inquadramento storico dei singoli cronisti, la messa a fuoco delle problematiche da cui questi prendono le mosse. Assai divergenti appaiono così le prospettive attraverso le quali Arnaldo risulta osservato: ai connotati di agitatore politico avanzati da Ottone di Frisinga, si oppongono i tratti di un predicatore mosso da giusti ideali ma teso verso una ricerca perfezionistica in cui risiede il peccato (Anonimo Lombardo); alle accuse mosse da Giovanni di Salisbury di perseguire obiettivi di rottura e non di unione entro la comunità dei credenti si sovrappone l'immagine di intolleranza contro la gerarchia ecclesiastica evocata da Bernardo di Clairvaux. La figura di Arnaldo sembra così scomporsi e comporsi sul calco delle lacerazioni del sec. XII, segnato dalle vigorose lotte comunali (sul cui sfondo si compie la vicenda arnaldiana) e dalle turbolente contese, non solo dottrinali, tra papato e impero. Si ergono a protagonisti del libro, al pari di Arnaldo, gli stessi intellettuali che lo giudicano: non stupisce che Frugoni sia considerato l'inventore della formula, ancora attuale, delle "fonti come testimonianza di se stesse". Infatti lungo progressivi scarti Frugoni costruisce un metodo per così dire 'a cannocchiale' in cui il fuoco si sposta dall'oggetto alle fonti, e da queste rimbalza infine al contesto storico complessivo: ma anche qui, ben lungi dal delineare uno scenario compatto, Frugoni sembra delimitare pudicamente il suo raggio di riflessione a una sorta di lessico propedeutico essenziale al lettore (anche quello che incespica fra le citazioni latine e lo stile ricercato) per cogliere i contorni più significativi della storia di Arnaldo: il complesso e fluido paesaggio dell'eresia o le forme organizzative del clero ufficiale.

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