Ararat

Il soggetto del libro ne giustifica di per sè l'acquisto e la lettura: Il monte Ararat, la montagna sacra dove sarebbe approdata l'arca di Noè, vulcano solitario che dai suoi 5165 metri veglia quel lembo di terra tra la Turchia dei Curdi, l'Armenia, l'Iran e l'Azerbaigian. Una cima quasi inaccessibile a causa delle nevi perenni, della sacralità per lcuni e del presidio militare a causa di contese territoriali prima, la guerra contro i Curdi poi. Trovo il racconto di viaggio una bella formula per percorrere la storia dei luoghi. In questo caso ci sarebbe da scrivere moltissimo: la Bibbia, l'olocausto armeno, la Turchia moderna, il rapporto tra Islam e Cristianesimo. L'autore sceglie di approfondire il suo conflitto interiore tra scienza e religione e lo fa in maniera poco convincente. Il viaggio non porta ad alcuna trasformazione, l'autore non raggiunge la cima e sembra uscire dall'esperienza come ne era entrato. Nel percorso racconta le più interessanti storie di chi sull'Ararat ha pensato di avere rinvenuto qualcosa. Ne risulta un'opera che fallisce del dipanare il tema principale, ma porta a casa il risultato grazie al fascino dei luoghi in cui si svolge. Lettura piacevole, ma occasione in parte fallita.

Attratto dalla lettura del suo "L'enigma del lago rosso", ho letto "Ararat" con molte attese. L'ho trovato purtroppo abbastanza deludente, direi sconclusionato. E' il classico esempio, che viene dalla letteratura nord-americana, di un testo che usa l'argomento di cui al titolo quasi come scusa, per parlare di tutto e di più, perdersi in deviazioni e ricordi personali di dubbio interesse per il lettore. Ogni tanto ritorna al titolo per poi allontanarsene di nuovo: tratta con sufficienza e superficialità la storia delle esplorazioni della montagna, infila colossali svarioni "sismologici" sulla dimensione dei terremoti, sorprendenti per qualcuno che un po' di scienza la dovrebbe avere masticata. Quasi ridicolo il fatto che salga alla slavina che ha distrutto il villaggio di Agori nel 1840 pretendendo di verificare lui stesso le ipotesi di un geologo armeno che non vi può salire. Alla fine, quasi per dovere nei confronti dei lettori, riesce a salire sul monte con un gruppo e le guide, in una decina di pagine annoiate.

Meraviglioso racconto itinerante di un viaggio simbolico ed iniziatico fatto da uno scrittore ora scettico ma prima credente ma non troppo, che in modo ironico ed epico narra dell'incredibile storia del leggendario monte dell'Arca attraversato in questi secoli da violenti tumulti sia religiosi che politici. Alla fine del viaggio il mistero resto, come resta il misterioso rapporto ormai millenario che c'è tra fede e ragione, tra religione e scienza, mistero che in quest'opera viene splendidamente narrato in tutte le sue sfaccettature dall'autore.