Anni di rame

Un De Luca intrigante, appassionante, mi ha aperto gli occhi sulla lotta politica degli anni 70, sulla tav e sulla giustizia italiana....da leggere assolutamente

Un libro che ti lascia con gli occhi umidi in questa notte scura. Un libro che parla di un tempo andato, di un altro mondo, un altro pianeta. Quando si parlava di lotta, di diritti, di eguaglianza, di dignità, e dignità del lavoro. Quando si alzava rabbioso un pugno che dava l'avvio ad una nuova lotta. Quando tutto correva veloce e non si aveva tempo per aver paura. Le ultime lotte del 900, mentre le rivoluzioni scoppiavano in tutto il mondo. ….1900, il secolo che ha praticato con maggiore insistenza e con enormi risultati la parola rivoluzione. Masse umane ovunque nel mondo sono state coinvolte dalla spinta a rovesciare tirannie, imperi coloniali, regni e regimi. Russia, Cina, popoli di Asia, di Africa, di America, di Europa, di Oceania: il mondo trasformava i suoi connotati con lo strumento delle rivoluzioni. La mia generazione è stata l’ultima rivoluzionaria del 1900…….E’ stata la più imprigionata della storia d’Italia per motivi politici……Entrò nelle prigioni portando i libri, assenti nei penitenziari di allora. Uscì alla spicciolata con i capelli bianchi. Un resto è ancora chiuso……Ho fatto parte dell’ultima generazione rivoluzionaria in Europa. La parola rivoluzione è stata il nostro albero di noce, tagliato e venduto. Un resto di noi ne ricorda l’ombra." E basta così!

De Luca conferisce agli anni ’70-80 una valutazione positiva e dinamica, rivendicandone la capacità di mobilitare energie collettive, di risvegliare coscienze, di costruire opposizione attiva. Anni di rame, e non di piombo, poiché il rame è un metallo duttile e malleabile, resistente, protettivo e riciclabile, capace di condurre elettricità e calore: un materiale rosso. Rossi sono anche questi suoi quattro saggi, a tutti gli effetti qualificabili come un’apologia e una celebrazione, non solo di quel periodo storico, ma dell’intera esistenza dell’autore, vissuta all’insegna della ribellione a un sistema sociale e a una cultura ritenuti antidemocratici, oppressivi, polizieschi, asserviti al capitale. “Ho fatto parte dell’ultima generazione rivoluzionaria in Europa”, afferma fieramente, omaggiando una generazione che credeva nel comunismo come “forza di uguaglianza e smentita di ogni privilegio”. Anche oggi, quasi settantenne, lo scrittore napoletano è animato dalla stessa indignazione civile, che lo ha portato a schierarsi in difesa dei migranti, dei disoccupati, degli attivisti della Val di Susa contrari alla linea di alta velocità. Proprio a causa di quest’ultima sua presa di posizione è stato processato nel 2015 dal Tribunale di Torino, con l’accusa di aver istigato al sabotaggio del cantiere TAV-LTF. Sostenuto dall’appoggio di moltissimi lettori, di artisti e della stampa estera più progressista, De Luca si è difeso legalmente attraverso la tutela di avvocati, ma soprattutto mediaticamente con l’uso sapiente dei social, di interviste e di orgogliose dichiarazioni spontanee in sede processuale. È stato infine assolto, e con lui ha vinto il diritto a esprimere “parole contrarie”. Parole che possano suscitare nelle persone il desiderio di resistenza, di disobbedienza civile: capaci di sostenere diritti illecitamente negati. In particolare, il diritto di parlare quando si deve, e di tacere quando non ci si vuole adeguare.