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Sette prove? ... forse anche di più, nella certezza della Vita. La stessa vita è un apprendistato continuo… sono solleticata ad esplicitare! A volte non vogliamo seguire il consiglio degli “angeli” che amorevolmente ci accompagnano, altre volte ci impegniamo con tenacia ad osservare ogni raccomandazione di queste presenze così speciali. Beh, non sempre sono come George… Ma infondo la loro apparenza fisica (o metafisica che si voglia) non importa… Evidentemente possono però anche essere solo esseri eterei che dimorano in quella sfera che noi raggiungiamo attraverso i nostri viaggi onirici. Ma, come ci ricorda Manuela, gli angeli esistono! Però non tutti siamo in grado di vederli… col trascorrere dei secoli ci siamo dimenticati di quest’abilità intrinseca, questa sorta di dono divino. L’autrice ci conduce per mano attraverso un’esperienza catartica dove lei stessa è chiamata a superare delle “Prove”. Questi test, che nella metafora di Manuela assumono contorni davvero drammatici, permettono al lettore di partecipare attivamente e riscoprire le sue proprie “colpe” riesaminando con criticità il suo passato. Certamente può essere letto su diversi livelli… interpretando a seconda del proprio vissuto o del proprio credo teologico o filosofico. Anche mio figlio di dieci anni ha letto “L’angelo apprendista” con enorme concitazione… per lui era incomprensibile l’atto di “donare la morte” – compito principale dell’Angelo. Ho quindi cercato di spiegare l’allegoria legata ai simboli utilizzati dall’autrice. Ne è sorta una meravigliosa condivisione: certo, mio figlio crede negli Angeli! George è certamente un angelo-maestro con tanto di certificato! Di lui mi piace la spontaneità e senso umoristico… attitudini caratteriali che assecondano quelle della sua apprendista, pure lei un po’ burlona. Ma anche questo in fondo non conta: l’importante è saper cogliere il messaggio simbolico. Disponiamo di un’unica vita… in “questa” precisa forma fisica. Bisogna perdonare, ad amare senza chiedere nulla in cambio...
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