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Andare ai resti. Banditi, rapinatori, gerriglieri nell'Italia degli anni Settanta - Emilio Quadrelli - copertina
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Descrizione


Sul finire degli anni Sessanta si materializzano in Italia gang giovanili che, in breve tempo, evolveranno in temibili "batterie" di rapinatori. La linea di condotta di questi banditi metropolitani era tutt'altro che estranea ai modelli culturali dei quartieri operai e proletari, così come il loro stile esistenziale assolutizzava quell'impazienza e assenza di mediazione che caratterizzerà le generazioni degli anni Settanta. Nel gergo pokeristico "andare ai resti" significa giocarsi tutto: in questo modo i rapinatori ostentavano l'imbocco di una via senza ritorno. Tra le molte anomalie, rispetto alla criminalità tradizionale, vi è il ruolo delle donne che conquistano un'autonomia decisionale e operativa.
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Dettagli

2004
1 ottobre 2003
315 p., Brossura
9788888738192

Voce della critica

Nell'Italia del boom e del conflitto sociale degli anni sessanta e settanta, si materializza, nelle periferie delle città industriali, una sorta di conflitto "generazionale" che attraversa il mondo della delinquenza e della criminalità. Si formano bande giovanili di rapinatori che rompono con gli stili di vita dei vecchi fuorilegge. Tali bande si caratterizzano per una forte solidarietà interna al gruppo, per una sfida dai toni esagerati alle forze dell'ordine e che sembra racchiudere forme di ribellione esistenziali simili a quelle che muovono quei coetanei che manifestano nei cortei. Inoltre, fatto nuovo per questo mondo, emergono figure di giovani donne-bandito, rapinatrici decise, sicure, capaci di farsi rispettare. Non sono più le donne del capo banda, talora sono loro stesse a capo della banda. Quando queste nuove figure sociali finiscono in carcere, condannate per reati comuni, rovesciano l'universo consolidato del carcere stesso e sovvertono la gerarchia interna che regola la vita dei detenuti e il rapporto con i controllori. Incontrandosi con i giovani contestatori di quegli anni, reclusi per reati politici, danno vita a frequenti rivolte contro l'istituzione carceraria. Sul finire degli anni settanta, il quadro muta nuovamente. I mafiosi e la nuova camorra riportano, con la violenza e lo scontro, l'ordine gerarchico nelle carceri, nonché il rispetto che si deve anche in cella all'"uomo d'onore". Il sospetto, il timore del tradimento, la spaccatura, separano, dividono, frammentano ancora di più e si concludono, a volte, con feroci esecuzioni "sommarie" di detenuti da parte di altri detenuti. Sfuggono a questo destino infernale le carceri femminili. La comunità delle detenute resiste infatti alla diaspora distruttiva. Il libro si conclude con un capitolo che narra delle nuove mappe carcerarie italiane attraversate dalla multietnicità della popolazione che vi è rinchiusa: abitudini, usanze, maniere di trattare il proprio corpo, e di concepire la vita, appaiono del tutto nuove.

Diego Giachetti

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Conosci l'autore

Emilio Quadrelli

1956, Genova

Emilio Quadrelli lavora come ricercatore al Dipartimento di scienze antropologiche dell’Università di Genova e si occupa di tematiche relative alla criminalità e all’immigrazione, oltre a essere uno studioso di classici del pensiero socialista. Tra le sue pubblicazioni: La città e le ombre. Crimini, criminali, cittadini (con Alessandro Dal Lago), Gabbie metropolitane. Modelli disciplinari e strategie di resistenza, Lenin. Il pensiero strategico, il partito, il combattimento, la rivoluzione (2011); Noi Saremo Tutto. Nuova composizione di classe, conflitto e organizzazione (con Paolo Cassetta, 2012); La guerra partigiana vista dai classici del marxismo-leninismo (con B. Ponomariov, 2014) e Autonomia operaia (Interno4, 2020).

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