Olive Kitteridge

Posso dire di non aver capito io in partenza che questo è un romanzo diviso in piccoli racconti, ma si dovrà pure ammettere che la tanto declamata figura di Olive Kitteridge, che dovrebbe fare da filo conduttore nelle storie che coinvolgono i suoi compaesani, nella maggior parte dei casi non ha che un ruolo decisamente marginale, tant'é che non si riesce a farsi neanche una vaga idea non dico dei pensieri, ma almeno del carattere di questa "protagonista". Il primo racconto si salva, ma oltre il quarto non sono riuscita ad andare perché nulla coinvolge minimamente, e il tutto rimane molto superficiale.

Struttura interessante: una serie di racconti, spesso con punti di vista differenti e lontani, per destrutturare una vita semplice e normale, quella di Olive Kitteridge, la strega del villaggio dalla lingua affilata ma anche dalla straordinaria sensibilità, la maestra acida e scontrosa che terrorizza i suoi alunni, i suoi concittadini e non ultimo il suo stesso figlio succube. Un affresco corale ma intimo sulla solitudine, la vecchiaia, la depressione, raccontate sempre con originalità, senza pietismi o sensazionalismi. I racconti sono tutti bellissimi, semplici ma struggenti. Ma a svettare sono quello iniziale sulla farmacia di famiglia e quello del viaggio a New York, per non parlare poi del finale, inaspettatamente ottimista e rasserenante. Non vedo l'ora di leggere il seguito.

Non è il primo libro della Strout che leggo. I capitoli che lo compongono sono dei racconti ambientati nel Maine, la Olive del titolo è il personaggio che li tiene assieme, ex insegnante amante delle ciambelle e sposata con un farmacista. I personaggi del libro sono quasi tutti avanti con l'età ma ancora pieni di vita. La Strout come sempre è bravissima a descriverne la vita quotidiana lasciando però intravedere tutte le loro paure, i loro drammi e i loro sentimenti. Il penultimo capitolo è un piccolo gioiello. Lettura piacevolissima.