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I fratelli Oppermann
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I fratelli Oppermann - Lion Feuchtwanger - copertina
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fratelli Oppermann

Descrizione


"Nel gennaio del 1941 la sorte dell'Europa e del mondo sembravano segnate [...]: avevamo letto 'I fratelli Oppermann' di Feuchtwanger, importato nascostamente dalla Francia, in cui si descrivevano le 'atrocità naziste'; ne avevamo creduto una metà, ma bastava..." (Primo Levi, "Il sistema periodico"). Questo romanzo, la storia di un'agiata famiglia di ebrei tedeschi travolta dall'avvento del nazismo, rivela contenuti quasi profetici nel descrivere gli avvenimenti storici, pur essendo stato pubblicato nel 1934. Una società ora inconsapevole, ora politicamente impreparata, ora volutamente cieca di fronte alla Storia assiste all'affacciarsi del nazismo nella Germania degli anni Trenta: passato e futuro si fondono nella saga degli Oppermann, che da cittadini benestanti ed emancipati di una Berlino all'avanguardia precipitano nel vortice di una tragedia reale, fatta di svastiche, camicie brune, discriminazioni, inganni e tradimenti.
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Dettagli

2014
4 giugno 2014
384 p., Brossura
9788857223353

Valutazioni e recensioni

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cecilia
Recensioni: 4/5
I fratelli Oppermann di Lion Feuchtwanger

Pubblicato alla fine del 1933, questo romanzo è un vero instant book ante litteram perchè racconta quasi in contemporanea allo svolgersi degli avvenimenti la rovinosa distruzione di una famiglia di ebrei assimilati nei primi anni dell'affermazione del nazionalsocialismo. Un'opera quindi da conoscere anche e soprattutto da parte di chi nutre prevalentemente un interesse storico per il nazismo e la sua scalata al potere.

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gianni
Recensioni: 5/5

Una cronaca fedele e "in diretta" di quel che accadde in Germania con l'avvento al potere di Hitler: di come, cioè, un paese civile e culturalmente progredito abbia potuto trasformarsi, come scrive Feuchtwanger, in un manicomio in cui i pazzi presero in ostaggio i loro sorveglianti. Questo timore - ecco il punto - non ci si può (e non si deve) mai permettere di catalogarlo come definitivamente alle spalle. Gran bel libro.

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patterini
Recensioni: 4/5

Il libro racconta la storia della famiglia Oppermann negli anni '30 in Germania all'affacciarsi del nazismo. La descrizioni di episodi che accadevano nel Paese in quegli anni, prepotenze, vessazioni su cittadini inermi da parte delle camicie brune, l'avvento di Hitler e le persecuzioni contro ebrei e oppositori, l'inizio di carriere folgoranti per uomini corrotti, ignoranti e rozzi che con il nazismo riescono a rivalersi su persone migliori di loro. Persone che fino alla fine con il loro atteggiamento d'amore incondizionato che hanno verso il loro paese, ci ricordano che poeti, musicisti, pittori resero grande la Germania agli occhi del mondo e non quei deliranti barbari.

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Voce della critica

  Bisognerebbe prima o poi cucire insieme gli indizi disordinati, gli oscuri presagi. A Trieste Giorgio Voghera li chiamava mesalim. Che cosa unisce certi romanzi usciti negli anni trenta, capaci di antivedere la catastrofe? L'operazione andrà condotta sulle letture giovanili di autori diventati adulti dopo la Shoah (e sarà pur sempre un'indagine ristretta, per giunta falsata dal senno del poi, per sua natura ingeneroso verso ogni Cassandra). Dilagano, fino alla saturazione, i romanzi après coup e godono di ottima salute anche i relativi studi. Manca un semplice elenco dei libri, come si dice in Francia, mutuando il lessico della psicoanalisi, che furono scritti avant coup. Un primo, provvisorio elenco comprende il ciclo di Solal di Albert Cohen. E ancora Kafka, Memorie dalla casa dei morti di Dostoevskij, una certa letteratura francese più leggera (Il silenzio del mare di Vercors è del 1942), che sotto un manto di frivolezza nascondeva l'orribile volto della catastrofe. Andrà distinta la funzione dei classici, o meglio, di "certi" classici, ad alta intensità rabdomantica: Kafka e Dostoevskij, ma anche Shakespeare e Dante. In genere, ma è sconsigliabile generalizzare in un contesto così scivoloso, questi romanzi-Cassandre hanno in comune il fatto di essere quasi sempre saghe familiari. Per la critica, che ama le sottigliezze, il ciclo di romanzi di Solal di Albert Cohen è da manuale, perché il "colpo" flette, ma non spezza il tessuto narrativo. Noi possiamo infatti oggi leggere e valutare, nei diversi volumi di cui si compone, le differenze fra personaggi descritti prima della Shoah e l'epopea dei medesimi trasfigurati dopo. Muta l'autore, mutano i personaggi, mutiamo soprattutto noi lettori. La letteratura italiana ha un antefatto in Manzoni: in che misura mutano i personaggi dei Promessi sposi, prima e dopo la peste? Anche al cinema bisognerà guardare (I due mondi di Ewald André Dupont inquietò Tania Schucht, che ne scrisse a Gramsci in carcere). Così capitò a Süss l'ebreo, il romanzo più celebre di Lion Feuchtwanger. Diversa la situazione di quest'altro suo romanzo, meno popolare, ma forse più bello, scritto e pubblicato nel 1933 mentre Hitler saliva al potere. Lo aveva stampato un ebreo portoghese che possedeva una casa editrice ad Amsterdam, Emanuel Querido. Va salutata con gratitudine questa importante riedizione, che riproduce, salvo poche modifiche formali, l'ottima traduzione di Ervino Pocar. Sulla ricezione del testo, non solo in Italia, va segnalata l'utilissima notizia inserita in appendice, a cura di Eileen Romano, che impreziosisce un volume la cui unica pecca è forse solo la copertina, che inquieta il lettore odierno più di quanto non inquietasse il romanzo al suo apparire. Di Feuchtwanger si sa davvero poco, e quel poco è spesso fonte di equivoci. L'autore è soprattutto noto per il romanzo precedente, che la propaganda nazista alterò fino a far diventare strumento di odio razziale, in una pellicola che fece il giro del mondo alla vigilia del secondo conflitto mondiale. I fratelli Oppermann narra le sorti di una famiglia di ebrei berlinesi, che lentamente scivola verso l'emarginazione e l'esilio. Il romanzo ha un suo andamento a spirale, che alla fine toglie il respiro. Il libro ebbe un'enorme diffusione e fu tradotto nelle principali lingue europee. Da noi un critico-Cassandra, non nuovo a queste telepatiche scoperte quale è Guido Lodovico Luzzatto, ne scrisse in termini entusiastici sulla "Rassegna mensile di Israel" l'anno stesso in cui uscì, battendo tutti sul tempo. La struttura ricorda il Thomas Mann dei Buddenbrook, ma il declino borghese in Feuchtwanger si consuma più velocemente. II nonno dei fratelli Oppermann, Immanuel, aveva un mobilificio. I suoi mobili avevano riempito le case della borghesia guglielmina. I nipoti vivevano, per così dire, di rendita: uno s'attardava a scrivere una biografia di Doris Lessing, un altro faceva il medico, un terzo, Martin, cercava di salvare l'azienda dalla crisi. "Di nulla la plebe ha tanto spavento, quanto dell'intelligenza. Della stupidità dovrebbero aver spavento, se comprendessero che cosa sia spaventoso". È la massima di Goethe che illumina Feuchtwanger. Comprendere che cosa sia spaventoso non riesce a nessuno dei suoi personaggi, che scherzano sulla loro identità. L'episodio dell'interrogazione su Arminio di Bernardo Oppermann, interrotto dal professore, è un brano da antologia. Tutto è come sospeso su un filo: di qui il disorientamento dei primi recensori e anche dei lettori italiani, che furtivamente si erano procurati l'edizione francese del romanzo. Fra questi anche Primo Levi, che dirà, après coup, in una pagina del Sistema periodico: "Avevamo letto I fratelli Oppermann di Feuchtwanger, importato nascostamente dalla Francia, in cui si descrivevano le 'atrocità naziste'; ne avevamo creduto una metà, ma bastava".   Alberto Cavaglion

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Conosci l'autore

Lion Feuchtwanger

(Monaco 1884 - Los Angeles 1958) scrittore tedesco. Ebreo, abbandonò la Germania dopo l’avvento di Hitler e visse poi negli Stati Uniti. Nei suoi romanzi, che rievocano periodi della storia tedesca ed ebraica, adombrò spesso situazioni e problematiche contemporanee, come il sorgere del nazismo e la persecuzione degli ebrei: Süss l’ebreo (Jud Süss, 1925), La fine di Gerusalemme (Der jüdische Krieg, 1932), I fratelli Oppenheim (Die Geschwister Oppenheim, 1933), Il diavolo in Francia (Der Teufel in Frankreich, 1941), Simona (Simone, 1944), che Brecht prese come spunto per il suo dramma Le visioni di Simone Machard.

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