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Descrizione


Vincitore premio Bagutta 2008

Vanessa che "quando si mette le calze nere e la gonna corta di pelle pare proprio 'na femmina"; il ragazzino tredicenne che uccide la madre "perché qualcuno doveva farlo", perché "ci sta un limite a tutto"; la ragazza che può raccontare solo a un gatto di stoffa di nome Monnezza cosa significhi abortire il figlio che suo padre le ha messo in pancia; il piccolo malavitoso costretto ad abbassare gli occhi davanti a un anziano pensionato pacatamente deciso a non abbassare i suoi; il ragazzo detto Reibàn che nel corso di una notte balorda in compagnia dei suoi amici Panzarotto e Rolèx ruba la macchina sbagliata (è la macchina di un boss) e si trova a dover uccidere per salvare la pelle: sono solo alcuni dei personaggi che il lettore incontrerà in questi dieci racconti, dieci come i comandamenti, e a questi intitolati. Un'immagine radicalmente nuova di Napoli.
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Dettagli

2007
17 ottobre 2007
144 p., Brossura
9788845922275

Valutazioni e recensioni

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duke99
Recensioni: 5/5

Dieci sono dieci storie napoletane. Dieci sono anche i comandamenti che sono il filo conduttore di ogni racconto. Ora faccio fatica a spiegare cosa ho provato leggendoli. Strappano la pelle dal viso. Sono pugni nello stomaco. Ho pianto tutte le mie lacrime. Ed ogni tanto mentre gli occhi mi scorrevano sulle parole non potevo fare a meno di dire ommioddio e di coprirmi la bocca con la mano. Dieci sono dieci racconti terribili. Dieci è un libro terribile. Di una bellezza e forza sconvolgente. Andrej Longo compie, con questo libro, un atto d’amore infinito, dando voce a chi non ce l’ha, evitando la retorica buonista. Davvero consigliato.

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Makkuro
Recensioni: 5/5

Dieci piccoli capolavori che colpiscono dritto allo stomaco. E che impongono una riflessione sulla vita "altra" delle povertà italiane. Bene.

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Massimo F.
Recensioni: 4/5

Non sono un appassionato di raccolte di racconti, ma questo libro di Longo mi ha catturato per la passionale inquietudine che riesce a trasmettere. L’unicità del progetto è molto chiara ed emerge bene dal filo conduttore delle dieci storie: tutti i personaggi “nati sotto un accento sbagliato” (Pino Daniele), le cui vicende potrebbero essere quadri di un unico romanzo, ma che l’autore propone come dieci pugni secchi che arrivano diretti al cuore e al cervello del lettore. Alcuni racconti sono straordinari per intensità e realismo, ma tutti si presentano senza fronzoli, dotati di un’asciuttezza da noir francese di quelli tosti. Da leggere.

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Voce della critica

È un momento felice, non per la vita di Napoli, ma per la narrativa che vi fiorisce. Dopo il successo clamoroso e certo dovuto a motivi in gran parte extraletterari di Gomorra di Roberto Saviano, molti narratori soprattutto giovani si cimentano nel raccontare la loro città. Penso al bel romanzo di Valeria Parrella, Lo spazio bianco, dove la dimensione pubblica sta sullo sfondo ma se ne sente il peso nelle angosce e nelle disgrazie che funestano la vita dei singoli.
Andrej Longo si inserisce in questa corrente con una raccolta di racconti esemplari. Dieci come i comandamenti, i racconti colgono situazioni di vita che formano un quadro agghiacciante della Napoli d'oggi: da angolazioni tutte diverse disegnano una mappa del dolore, della violenza, delle assurde condizioni in cui una metropoli vive al limite dell'intollerabile.
L'autore usa una lingua affascinante quasi tutta costituita dal parlato e dal dialetto. Una lingua vivacissima, di grande naturalezza e gusto letterario e di notevole intensità espressiva. Si direbbe che Longo non sbaglia nulla, i suoi brevi racconti hanno una levigatezza e un nitore da scrittore maturo.
Sono scene veloci, ricche di dettagli, che raccontano fatti a volte atroci in una maniera calma, quasi ovattata, come a sottintendere che quei fatti non sono eccezionali ma normale amministrazione. L'eleganza di questi racconti ha perfino qualcosa di eccessivo, di imbarazzante, perché si potrebbe scambiare per indifferenza morale, dato che rappresenta il male e la crudeltà con uno stile plastico, con parole messe tutte al posto giusto. E invece lo stile oggettivo, "alto" per non dire prezioso, del libro gli dà potenza e capacità rappresentativa, fa sì che i fatti parlino da soli senza bisogno di commenti e di giudizi. Bastano poche pennellate a disegnare un quadro, uno stato d'animo, le strettoie e le costrizioni, le servitù, che adulti e bambini vivono in una società dove vigono regole spietate. E dove le cosiddette istituzioni non solo contano poco, ma sembra proprio che non esistano.
Chi ha letto Gomorra sa inquadrare i fatti raccontati da Longo all'interno di quell'ordinamento sociale, che è il vero cardine della società campana, che nella regione viene chiamato il "Sistema", definizione ormai assurta a categoria sociologica. In questa società, tutto, lavoro, vita familiare, sesso, divertimento, perfino i pensieri della gente, è comandato da una volontà criminale che ha un controllo totale del territorio e alla quale nulla sembra opporsi.
C'è un ragazzo di appena tredici anni che fa morire la madre malata terminale perché nella sua disgraziata famiglia è l'unico che ha il coraggio, coraggio che gli nasce dalla pietà, di compiere questo gesto estremo. C'è un padre che fa di tutto perché il proprio figlio non diventi da grande un killer come lui. C'è una ragazza giovanissima, rimasta incinta di un padre che abusa di lei, che vediamo mentre va ad abortire da una mammana. C'è un uomo tornato nella città dopo un periodo passato in Afghanistan che decide di andarsene via per sempre. perché ha visto dei cambiamenti a cui non vuole assuefarsi. Nell'ultimo racconto, il più terribile, troviamo un ragazzo che, per riparare a uno sgarro commesso per sbaglio, è costretto a diventare un killer, e per dimostrare di essere affidabile deve uccidere un amico.
Come funziona il Sistema per la bassa manovalanza lo dice nel primo brano un ragazzo, che ha in carcere il padre che lavora per il boss del quartiere. Il ragazzo non vuole fare la fine del padre, ma non ci riuscirà. Una sera in discoteca con la fidanzata riesce a liberarsi di altri ragazzi che hanno messo gli occhi su di lei solo perché lo protegge il boss. Il quale è rispettato "perché una manera o l'altra si abbuscano qualcosa per mezzo suo. Chi a spacciare, chi a nascondere la roba e chi le armi, chi a vendere il falsificato". E i politici? "Sono anche peggio quelli (…) non gliene fotte niente. Niente. Per loro siamo la monnezza del mondo. Questo siamo, monnezza". Parole profetiche, per un libro uscito nell'ottobre 2007, poco prima che esplodesse il disastro dei rifiuti. Leandro Piantini

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Conosci l'autore

Andrej Longo

Andrej Longo, nato a Ischia, è autore di opere teatrali, radiofoniche e cinematografiche. Nel catalogo Sellerio Solo la pioggia (2021) e dei suoi precedenti romanzi Chi ha ucciso Sarah? del 2009 (2021), e a seguire Dieci (2007), vincitore del Premio Bagutta e del Premio Chiara. Nel 2022, sempre per Sellerio, esce Mille giorni che non vieni.

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