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Se no che gente saremmo. Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto
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Se no che gente saremmo. Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto - Gianfelice Facchetti - copertina
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Se no che gente saremmo. Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto
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Se no che gente saremmo. Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto

Descrizione


Nascere e crescere all'ombra tenace dell'olmo Facchetti è stata per Gianfelice una grande fortuna, ma anche una sfida stimolante e non sempre facile. Ripercorrendo la vita del padre Giacinto, leggenda calcistica e straordinario esempio di integrità, Gianfelice ci mostra che correndo ostinatamente dietro i propri sogni si può costruire una vita esemplare. Scorrono così, in un'emozionante moviola, le immagini del capitano dell'Italia che ha battuto la Germania 4 a 3, i grandi derby con la maglia dell'Inter, le sfide con il russo Cislenko, il magico mondo delle figurine e il calcio eroico di una volta. A Gianfelice tocca anche il compito di difendere il padre dall'attacco del sottobosco calcistico, e lo fa con sanguigna passione di figlio. E mentre i tristi giocolieri del fango svaniscono nel nulla, a stagliarsi esemplare all'orizzonte resta solo il gigante Facchetti, con il suo tronco tenace e il suo sorriso gentile protetto da una chioma sempre perfettamente pettinata. Perché si arrivi a segnare, la palla bisogna passarsela: questo libro è un lungo assist tra un padre e un figlio e tra il figlio e i lettori. Il pallone che ci arriva è fatto di dignità, coscienza e lealtà, resistenza e pudore. Tocca a noi, adesso, saperlo giocare; per poi, un giorno, ripassarlo.
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Dettagli

3
2011
15 settembre 2011
197 p., ill. , Rilegato
9788830431966

Valutazioni e recensioni

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DANTE
Recensioni: 5/5

Dopo aver letto il libro viene voglia di dire "QUESTO E' IL CALCIO"...la figura di Giacinto ci mancherà,ma dobbiamo essere fieri di aver avuto,nella nostra squadra,un uomo semplicemente unico...GRANDISSIMO CAPITANO...

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Patrizia Piazzi
Recensioni: 5/5

Se non sai matenere la tua parola... Se non vivi la tua professione con serietà, dedizione.. Se non rispetti le regole della vita stessa e le tue regole di vita.. Se le tue conquiste sui campi di calcio non avessero quel valore di serietà e di lealtà.. Se non vivi di rispetto con la gente e per la gente e per tutti coloro che hanno creduto alle tue qualità umane e professionali.. Se non fai del tuo nucleo famigliare i tuoi validi e solidi punti di riferimento.. Se non hai rispetto dei valori, delle tradizioni.. Se non hai il senso dell'unità umana che è composta minimo da due persone e sai che è la forza di tutto... Se della tua malattia ne fai una sfida con onore e senza rumore... Se non ci avessi comunicato che tutto questo ha avuto un senso per te a noi gente semplice, comune, gente tifosa dell'Inter, io lo sono, ma anche della gente tifosa del calcio sano e genuino, vero, quello giocato sui campi e non giocato sui contratti economici. Se non fossimo convinti che quello che conta sono le emozioni autentiche, un figlio che sceglie la sua vita e non è quella che vorresti, il vincere o il perdere con dignità e pudore,un buon bicchiere di vino, le mani aperte e le dita tese a svegliare gli angeli dopo un goal, la maglia della Nazionale come merito e non come un omaggio.. Se non avessimo la convinzione che nella vita quando si dice una cosa è quella: "Giacinto, se no che gente saremmo!!!!" ==== Racconto di un giocatore di altri tempi, di semplicità, umiltà, autenticità,tenace. L'uomo puo' sempre sbagliare in quanto uomo, ma non dimentichiamoci che persone come Giacinto sono gli unici veri esempi di come il pallone dovrebbe essere preso davvero a calci nel giuoco del calcio. Ad oggi non è piu' un giuoco, ma business, ho nostalgia di quel calcio, quello che Giacinto giocava...

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Lorenza
Recensioni: 5/5

Bello! C'è molto più sentimento che calcio.

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La recensione di IBS

Premio Bancarella Sport 2012. Raccontare una vita, coglierne l’essenza più vera, trasmetterne i valori: non è cosa facile. Ancor di più quando è un figlio a voler ripercorrere le orme di un padre, in questo caso illustre e indimenticabile.
Eppure Gianfelice Facchetti ci riesce e in questo libro, che è un vero e proprio scrigno di ricordi, fatti, aneddoti e sentimenti, tratteggia un ritratto unico ed emozionante del padre Giacinto, gloria della Grande Inter e del calcio italiano.
A chi non abbia mai sentito parlare di questo campione basterà leggere poche righe di questo libro per chiarirsi le idee. Troverebbe nei toni pacati di suo figlio, attore, drammaturgo, regista, ma qui solo suo figlio, la stessa umanità di suo padre e nei suoi ricordi le tracce che Giacinto Facchetti ha lasciato nel mondo del calcio e non solo.
Gli altri, tutti quelli che conservano un ricordo commosso e fiero del calciatore, troveranno i retroscena, gli aneddoti, gli affetti di una vita esemplare. Si tratta del racconto, accorato e velato di nostalgia, di un calcio più ricco di sostanza che di soldi, in cui i compagni di squadra sono amici, i presidenti come il grande Moratti e gli allenatori come il mitico Helenio Herrera, sono padri di tutta la tua famiglia, i giornalisti, come Giovanni Arpino, sono dei confidenti e il CT della nazionale italiana, Bearzot, è un eroe pacato proprio come Facchetti, e con i suoi valori ne alimenta la leggenda.
Una leggenda che nasce sui campi di calcio di periferia, dove Giacinto Facchetti mosse i primi passi, cresce grazie alle vittorie con la gloriosa maglia dell’Inter, e trova il suo massimo punto di affermazione quando Facchetti regala a tutti i tifosi e alla società civile di allora un vero e proprio gesto da campione.
È il 1978, l’anno dei Mondiali in Argentina e Facchetti, dopo Inghilterra, Messico e Germania, quattro Mondiali giocati da leader, compie un gesto d’altri tempi, bellissimo e commovente: decide di rinunciare alla convocazione e farsi da parte per via di un grave infortunio alle costole. La risposta dell’allenatore, Bearzot, è altrettanto nobile: lo vuole lo stesso al seguito della squadra come capitano non giocatore.
Giovanni Arpino, un giornalista e uno scrittore che ha vissuto le vicende sportive e familiari di Facchetti in prima persona, lo battezzerà sulle colonne della Stampa “Giacinto Magno” commentando il gesto con una frase che suona come un’incoronazione:

“A Giacinto Facchetti molti hanno voluto bene, ma da lontano. Di veri amici, dato il suo riserbo, la sua umana ritrosia, la sua compostezza ideale, ne ha pochissimi. Credo che possa contarli sulle dita di una mano, sempre riferendoci al Pianeta Pallonaro. Per decine di volte, rispondendo a intervistatori seri o banali, mi sono sentito in dovere di ripetere: vorrei che ogni famiglia italiana avesse un figlio come Giacinto, saremmo un Paese diverso e senza il novanta per cento dei nostri guai, che derivano da una collettività inferocita e divisa, disonesta e ignorante.”

Nelle parole di questo grande giornalista, riferite con tenerezza e orgoglio dal figlio del campione, c’è tutto quello che dovremmo sapere di questo grande uomo. Una lettura che apre il cuore e commuove, un racconto che unisce le grandi gesta dell’atleta simbolo di una generazione di calciatori con il ricordo di un padre che si svelava più con i gesti e con l’esempio che con le parole.

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Conosci l'autore

Gianfelice Facchetti

1974, Milano

Figlio del calciatore dell'Inter Giacinto Facchetti, Gianfelice è attore, regista e drammaturgo. La sua prima scrittura teatrale, Bundesliga ’44 (2005), è stata finalista al Premio Ustica e segnalata al Premio Bancarella Sport. Se no che gente saremmo (Longanesi) è del 2011.

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