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Gli amici del venerdì - Stefano Brusadelli - copertina
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amici del venerdì

Descrizione


Dopo tanto buio, erano apparsi finalmente minuscoli firmamenti di luci fioche, fabbricati spettrali. Ci si poteva aspettare che la città cominciasse, e invece tutto era inghiottito di nuovo dall'oscurità. A Roma si finisce sempre con l'ingannarsi. O con il perdersi. Ausilio Serafini lo sapeva. Eppure, ci tornava

In un piovoso venerdì di febbraio, Gerardo Pavese viene trovato sgozzato nel bagno del suo appartamento, in un anonimo palazzone del quartiere Tiburtino. Ausilio Serafini, un ex poliziotto cupo e deluso dalla vita che quel giorno stava andando proprio a far visita alla vittima, un conoscente di vecchia data, si ritrova suo malgrado coinvolto nelle indagini. Serafini è un uomo massiccio con gli occhi duri e il naso storto; alle spalle ha una giovinezza arida e violenta e un matrimonio affogato nel rancore. Dopo aver lasciato la divisa per non essere riuscito a fare i conti con un giro di prostituzione minorile riservato a clienti intoccabili, è finito "nei sotterranei del mondo, in tutti i sensi". Chi può aver inflitto una morte così efferata a un pensionato che conduceva una vita modesta e ritirata e il cui unico svago era cenare il venerdì in trattoria con un gruppo di amici? Serafini scoprirà che il mondo oscuro nel quale passo dopo passo è costretto a addentrarsi è lo stesso dal quale molti anni prima aveva tentato di fuggire. E che esiste a Roma una rete assassina invisibile ma potentissima che lega i piani più alti a quelli più sordidi della città. Sullo sfondo di una Capitale in disfacimento, popolata di un'umanità feroce e dolente, Stefano Brusadelli ordisce con lingua nitida e impeccabile un perfetto intreccio noir, ma anche una sorprendente riflessione sul rapporto tra il caso e il destino, e sulla vendetta come gesto tragico ma a volte necessario per regolare i conti con la propria esistenza.
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Dettagli

2017
23 maggio 2017
217 p., Brossura
9788804665823

Valutazioni e recensioni

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Bruno
Recensioni: 5/5

Romanzo particolarmente bello. Più di un semplice giallo : Brusadelli conferma le sue doti di narratore di razza. Personaggi descritti a tutto tondo. Se ne esce arricchiti.

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cesare
Recensioni: 3/5

Gli amici del venerdì di Stefano Brusadelli 3/5 Un uomo viene trovato sgozzato nel bagno di casa. Ausilio Serafini , un duro, ex poliziotto, cupo e triste, separato, solitario, stava andando a fare visita al suo amico che non vedeva da anni e si trova immischiato in un intrigo di morti ammazzati agli ordini di un ex generale.......Racconto triste, ambienti popolari, solitudine ,vecchie amicizie che stanno morendo. lui indaga contro tutti e contro tutto.. Una lettura che va avanti bene , ma non certo allegra. La miseria della vita è sempre presente. pagg.216 luglio 2017

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Voce della critica

“Ogni esistenza è in balia di eventi talmente complessi e imprevedibili, che è inutile stare troppo tempo a rimuginare su quello che poteva o non poteva essere” (p. 8)

La considerazione del narratore che riporto all’inizio di questa recensione dice il contrario di tutto ciò che accadrà nel libro, in questa storia ben raccontata da Stefano Brusadelli e ottimamente resa in termini di ambientazione, di sensazioni che le pagine rimandano al lettore. Non c’è bisogno di alcuno sforzo per calarsi nella storia e nei luoghi ove essa si sviluppa. Mi era capitato di recente con un altro libro, ambientato sempre a Roma. Chissà forse la città eterna aiuta gli scrittori, e non solo. L’ambientazione dicevo è curata, ma il clima meteorologico è piuttosto grigio fin dall’inizio e per un buon numero di pagine. Piove spesso. I termini quali, bagnato, pioggia, umidità, freddo, buio dominano il contesto, e il protagonista, Ausilio Serafini, sembra trovarsi a suo agio in queste grigie realtà. Ex poliziotto, ex marito, un po’ anche ex-uomo se così si può dire, nel senso che da tempo si era avviato sulla strada del “tirare avanti”, per inerzia. Ma arriva una telefonata da Roma, di un vecchio amico, ad interrompere questa inerzia e a riportarlo indietro nel tempo, a fargli riaprire bauli pieni di ricordi, fatti, persone, e pure guai irrisolti, tra lui e i quali sperava di avere messo una distanza sufficiente e definitiva. Arriva una telefonata che costringerà Ausilio a rimuginare, e molto, sul suo passato.

E c’è un secondo piano narrativo, una storia parallela, il cui protagonista Annibale Cocco (complimenti rinnovati all’autore che individua nomi eccezionali), anche lui ex-qualcosa, a differenza di Ausilio non ne vuol sapere di dimenticare il passato, di cambiare vita, di allontanarsi da qualcosa e qualcuno, anzi. Attorno ad Annibale ruota una schiera di personaggi apparentemente innocui, ma evidentemente uomini ombra. Gerardo Pavese, terzo elemento, ha invitato Ausilio a Roma, ma non farà in tempo a vederlo. E così toccherà proprio ad Ausilio fare, come dire, da cerniera fra questi due strani personaggi, Gerardo ed Annibale.
Come dicevo, il clima iniziale è veramente grigio, ci si chiede che senso ha per Ausilio star li a perdere tempo su una storia banale, sembra pure un po’ stupido, della vita non gliene frega più molto, cosa cavolo ci vai a fare a Roma di nuovo? E mentre sale però la tensione del lettore, che vorrebbe prendere Ausilio per le spalle e dargli una scrollata, una svegliata, sale anche la tensione di Ausilio stesso. La pioggia smette, si sommano le settimane di siccità, sale la temperatura e sale la tensione, la luce diventa abbagliante, il caldo insopportabile, cominciano ad apparire troppi cadaveri. Eh sì! Gerardo Pavese era solo il primo.
È formidabile questo affiancamento del cambio di meteo con il cambio di atteggiamento di Ausilio. Ausilio non ha più paura di morire, la sua vita svolta, pur se in età avanzata, e lui esegue una sorta di vendetta con se stesso, uccide le sue stupide paure ed indecisioni, e ci conduce dove nessuno si aspetta.
Mentre scrivo, mentre leggevo “Gli amici del venerdì”, non ho potuto evitare di pensare ad un altro autore che ha raccontato una storia simile, una storia con un’evoluzione narrativa analoga e di fatto con lo stesso finale sorprendente, e coerente. Anche in quella storia, lunghissima, quattro volumi, non vi erano solo uomini anzi, c’erano molte donne, per lo più vittime, come in questa storia. Vi lascio con la curiosità di conoscere quest’altro autore, con il desiderio di andare a cercarlo o con la semplice possibilità che un giorno anche voi come me, vi ritroviate a leggerlo e dire. “Ma questo D.P. sembra Stefano Brusadelli!” Significherà che leggete ancora, che leggete tanto, che leggete cose belle. Grazie a Stefano, a Mondadori, e a chi legge.

Recensione di Claudio della Pietà

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