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Un viaggio a Roma senza vedere il papa - Giovanni Faldella - copertina
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Un viaggio a Roma senza vedere il papa - Giovanni Faldella - copertina
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2002
1 ottobre 2002
118 p.
9788888142241

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Bartolomeo Di Monaco
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S’immagina che il sindaco di un piccolo paese “di campagna” del Piemonte trovi il modo finalmente, giustificato da una pratica giacente presso il ministero dell’Istruzione Pubblica, di partire, da poco fatta l’unità d’Italia, per Roma, insieme con il suo segretario. La prima meraviglia che si prova vien dalla prosa e si stenta a credere che essa sia datata negli anni dal 1874 al 1875. Scorrevole e arguta, ci accompagna lungo questo viaggio denso di tappe, anche fuor di rotta, come Milano, che visitiamo in piazza Duomo nel momento in cui alcune costruzioni vengono abbattute per allargare la piazza, e Venezia, che ci viene incontro con una gondola attrezzata nel modo che oggi più non si vede, ossia: “sono coperte di drappo nero, ed hanno fiocchi e frangie di seta nera, nell’entrare dentro la gondola ci parve di entrare in un catafalco, e poi di trovarci in una berretta da prete.” Giunto a Roma ammira la bellezza delle donne romane e si domanda: “Come mai potrebbe riuscire brutta, l’umanità sotto il cielo di Roma?” Continua: “è un cielo eloquente, a periodi di Cicerone.” Una presenza immateriale ma costante è quella della moglie Giacomina che non si vede mai tratteggiata, come avviene nei celebri film del commissario Colombo, il quale fa spesso riferimento a sua moglie, di cui non sappiamo nulla, e mi pare neppure il nome. Molti termini sono presi dal toscano, che ha sempre fatto scuola, come si sa, e in specie dal Giusti di Monsummano, località a due passi dalla mia città di Lucca. È grazie all’uso di questo vocabolario (“scrivere l’italiano, pressappoco come il Giusti dell’Epistolario”) che la sua prosa, già di per sé spigliata, si arricchisce di un fresco e gustoso sapore. È più di un libro di viaggio, che consente all’autore, una volta tornato al suo paesello e affidatosi alla memoria di quel pellegrinaggio, di scaricare la sua ironia e la sua arguzia su più di un argomento, come ad esempio l’arte moderna (di quei tempi), non più tanto figurativa al punto che: “Mi hanno detto: questo è un cane; ed io l’avevo sca

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Giovanni Faldella

(Saluggia, Vercelli, 1846-1928) scrittore italiano. Laureato in legge, si diede al giornalismo e quindi alla politica. Nel 1881 entrò alla Camera, dove fu rieletto più volte sinché, nel 1896, ebbe la nomina a senatore; nel corso della lunga carriera parlamentare le sue posizioni, dapprima di sinistra, si orientarono in senso moderato. La sua vasta e varia produzione di scrittore comprende, da un lato, opere narrative, come i racconti di Figurine (1875), Il male dell’arte. Variazioni sul tema (1876), Madonna di fuoco e Madonna di neve (1888); dall’altro, reportages giornalistici, tra cui A Vienna, gita con il lapis (1874), Un viaggio a Roma senza vedere il papa (1880), Roma borghese (1882). Il meglio di queste prose (di matrice bozzettistica) è da ravvisare in un uso della lingua estroso e...

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