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Trainspotting

Dettagli

1996
372 p.
9788877469342

Valutazioni e recensioni

4,5/5
Recensioni: 5/5
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Robby
Recensioni: 5/5

Irving Welsh è senz'altro uno degli autori migliori negli ultimi vent'anni. Il suono dello scozzese diventa nel suo libro una melodia aspra, ma vibrante e vitale. Le tematiche scelte sono trattate in maniera sincera e profonda, non dall'esterno, ma dall'interno della sottocultura a cui appartengono, ed è proprio questo a rendere il libro così vicino a chi lo legge. Grazie Irving per averci regalato una prosa metropolitana che nelle tue mani diventa poesia!

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damiano
Recensioni: 4/5

welsh va letto. il film priva chi lo guarda di un buon 90% di emozioni che chi legge il libro può provare...senz'altro dopo averlo letto, non si può fare a meno che leggere tutto ciò che porti la firma di welsh.

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Voce della critica


recensione di Thomson, G., L'Indice 1996, n.11

Fra le "Confessioni di un oppiomane" di De Quincey e "Trainspotting" scorre una vena di crudele ironia: la raffinazione dell'oppio in eroina ha decretato la sua volgarizzazione. Se per i romantici il papavero, con la sua fragranza d'Oriente, era l'araldo della visione, dilatatore della coscienza, nella nostra epoca per molti l'eroina rappresenta una fuga momentanea dalla desolazione della vita moderna, una piccola oasi sensoriale in un'esistenza anonima e intorpidita. Le fumerie d'oppio si sono trasformate in rovine postindustriali, case popolari fatiscenti.
È nella periferia di Edimburgo che si aggirano Renton, Spud, Sick Boy e Begbie, i personaggi centrali di un romanzo senza centro, lo stupefacente debutto letterario dello scrittore scozzese Irvine Welsh. Le loro storie sono monologhi frastagliati, episodi "no future", per dirla con i Sex Pistols, che danno l'impressione di una raccolta di racconti più che di un romanzo. Invece si tratta di una forma radicalmente rivelatrice: come le vite dei suoi passeggeri "Trainspotting" è un romanzo di vicoli ciechi di periferia, dove lo spazio e il tempo possono solo essere sfasciati, fracassati, e la lingua fatta a brandelli, ridotta in polvere a creare un 'tour de force' di sillabe scordate che risuonano mentre si allineano sulla pagina. La traslitterazione fonetica dell'accento scozzese dei protagonisti sortisce un effetto sbalorditivo, come se la lingua inglese fosse divorata da un virus dilagante. L'invenzione linguistica di Welsh, la sua padronanza dello slang dei 'junkies' e della cultura post-punk e il modo in cui riesce a riprodurre le sfumature che separano classi sociali e generazioni fanno del libro un vero incubo per i traduttori. Oserei dire che è un testo intraducibile. Come rendere l'elemento regionale? Con il napoletano? Il sardo? Giuliana Zeuli ha optato per un gergo giovanile, ma pur sempre in italiano standard che inevitabilmente affievolisce l'impatto del romanzo. Se qualcuno riesce a mettere a fuoco il delirio di "Trainspotting", questo è Renton. Intelligente e intuitivo, ci si chiede come abbia fatto a ridursi così: è una questione di scelta, spiega in un soliloquio, e lui sceglie semplicemente di "rifiutare quello che loro hanno da offrirti. Scegli noi.Scegli la vita.Scegli il mutuo da pagare, la lavatrice, la macchina; scegli di startene seduto su un divano a guardare i giochini alla televisione, a distruggerti il cervello e l'anima, a riempirti la pancia di porcherie che ti avvelenano. Scegli di marcire in un ospizio, cacandoti e pisciandoti sotto, cazzo, per la gioia di quegli stronzi egoisti e fottuti che hai messo al mondo. Scegli la vita. Beh, io invece scelgo di non sceglierla, la vita. E se quei coglioni non sanno come prenderla, una cosa del genere, beh, cazzo, il problema è loro, non mio".
Nella sua estrema negatività, Renton ricorda Bartleby. Ma mentre il "preferirei di no" dello scrivano di Melville è puramente concettuale, una sorta di grado zero della filosofia, il rifiuto un po' meno raffinato di Renton è la reazione a un vero e proprio cataclisma in una società in cui le alternative politiche si sono ridotte a varianti quasi identiche della stessa illusione. Vivere in un modo "normale" secondo lui non è che un tipo di droga ancora più scadente: carriera, soldi, calcio, nazionalismo. "L'eroina è una droga onesta - sostiene Renton - perché toglie di mezzo tutte le illusioni. Con l'ero, se stai bene ti senti immortale. Se stai male ti senti ancora più di merda, ma è merda che c'era già da prima. - l'unica droga veramente onesta. Non perdi mai la conoscenza. Ti dà una botta e basta, ti fa star bene. Poi dopo vedi quanto fa schifo il mondo così com'è e non ci puoi fare più un cazzo, non ti funziona più l'anestesia".
Renton è l'eroe dell'eroina che pratica un paradossale nichilismo della sopravvivenza. La continua ricerca di droga gli fa da scudo contro la banalità della vita quotidiana e gli permette di scavare passaggi sotterranei attraverso il labirinto piatto della città. Alla sua lucidità fa da contrappunto la prospettiva dei colleghi (come dice lo spacciatore Johnny Swann "Niente amici in questo gioco - solo colleghi"): Spud lo squilibrato, Sick Boy, un gigolò che pensa di essere Sean Connery, e soprattutto Begbie, uno psicopatico il cui uso e abuso di droghe legali è molto più pericoloso della dipendenza di Renton dall'eroina.
Inoltre il libro è popolato da una miriade di personaggi secondari e di vicende che vanno e vengono senza lasciar traccia ma echeggiano disperati e comici al tempo stesso in un coro di isolamento. Una veglia funebre in cui il morto pare tornare in vita, Swann ormai con solo più una gamba che chiede l'elemosina fingendo di essere un eroe della guerra delle Falklands, un divertentissimo colloquio per un lavoro che non vuole nessuno: vignette che ritraggono una classe operaia devastata dal thatcherismo e dal libero mercato.
"Trainspotting" significa letteralmente identificare i treni, e nella lingua parlata indica un hobby assurdo per chi non sa cosa fare del proprio tempo, ma qui vuole anche dire identificare il treno che possa condurre lontano da questa esistenza patetica. L'eroina, Renton capisce alla fine del libro, è solamente una soluzione temporanea, un treno che si avvolge su se stesso in circoli sempre più stretti. Così decide di bruciare una volta per tutte i ponti con il passato, con il suo paese terribilmente provinciale e soprattutto con il surrogato familiare a cui in fondo non sente di appartenere. "Aveva fatto quello che voleva. Adesso non ci poteva più tornare a Leith, a Edimburgo, nemmeno in Scozia, mai più. Se fosse rimasto lì, non avrebbe mai potuto essere diverso da com'era sempre stato. Adesso che si era liberato di tutti, per sempre, poteva essere quello che voleva".
È interessante notare come nel film tratto dal libro di Welsh il regista Danny Boyle si allontani da questo epilogo. Lo spazio di libertà radicale aperto da queste ultime righe vuote del libro, nel film è occupato da Renton che ripete la litania di "scelte" in modo ironico, rassegnato, come se, assumendo una certa distanza cinica da se stesso, fosse in grado di ricongiungersi alla comunità simbolica e al tempo stesso mantenere la propria libertà soggettiva. Ma, come afferma Slavoj Zizek, è esattamente in questa frattura, in questa scissione del soggetto che agisce l'ideologia. Welsh invece lascia il suo eroe in una condizione fisica e mentale transitoria, a contemplare il suo futuro ad Amsterdam dal ponte di un traghetto sul Mare del Nord. Dopo la guerra Rossellini, parlando della fine di un'epoca, disse: "I miei finali sono delle svolte. Poi tutto ricomincia - ma cosa sia a ricominciare, questo non lo so". Navigando verso il nuovo millennio, forse Renton ha la sensazione di saperlo fin troppo bene.

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Conosci l'autore

Irvine Welsh

1958, Leith, Edimburgo

Scrittore e drammaturgo scozzese. Esploso nel 1993 con Trainspotting, romanzo – e film di culto di Danny Boyle, dopo essere stato «il capofila della chemical generation», Welsh è diventato uno degli autori più amati dal pubblico europeo. Energia, intelligenza, inventiva linguistica, spregiudicatezza, humour nero, gusto per l’eccesso, oscenità, nichilismo spietato sono alcuni dei molti ingredienti che Welsh ha saputo mescolare e che hanno reso assolutamente unico l’estremismo narrativo dei suoi formidabili romanzi. Tra gli altri suoi romanzi ricordiamo Tolleranza Zero (1995), Colla (2001), I segreti erotici dei grandi chef (2006), Skagaboys (2012), La vita sessuale delle gemelle siamesi (2014), L'artista del coltello (2016).

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