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L'inclusione di un breve romanzo in una collana di letture politiche che ha fino ad oggi ospitato autori come Condorcet, Tocqueville, De Sanctis, ripropone un interrogativo sulla possibilità che la letteratura sia anche una forma di conoscenza storica. Nel caso specifico la pubblicazione del romanzo si giustifica ampiamente perché in esso si coniugano un'indubbia qualità letteraria e numerosi aspetti di raffigurazione storica. La vicenda narrata è quella di una donna nella Russia sovietica degli anni trenta che, per quieta accettazione dell'ordine esistente, diventa una sostenitrice del regime. Un consenso conformista e miope, che è soprattutto ricerca di tranquillità personale. Quando il figlio della protagonista, giovane lavoratore d'assalto iscritto al Komsomol, viene arrestato nelle purghe del 1937, la donna viene trasportata nell'universo dei paria del regime. Tuttavia, anche in questa mutata condizione (ed è qui forse la nota più felice della narrazione) le illusioni non cadono. Pur trovandosi a contatto con il popolo dei diseredati, la protagonista non si sente compartecipe della loro condizione, ma resta ferma nella sua convinzione che il figlio sia stato vittima di un errore.L'autrice si serve del mezzo letterario per rappresentare avvenimenti nei confronti dei quali non si era ancora sviluppata un'adeguata distanza critica. Infatti, elemento importante per valutare appieno il valore del romanzo è l'epoca della stesura: novembre 1939 - febbraio 1940. Si tratta cioè di una delle prime testimonianze sulle purghe staliniane, tenuta nascosta per molti anni e pubblicata solo nel periodo del disgelo. Maurizio Griffo
scheda di Griffo, M. L'Indice del 1999, n. 10
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