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La spada - Tommaso Landolfi - copertina
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spada

Descrizione


Landolfi offre ai lettori, in questa silloge di "esercizi di stile", le storie di un nobiluomo che usa la spada avita per tagliare in due la fanciulla che ama in una sorta di rito dolcissimo e struggente; la relazione accademica di un cane - che è un professore arzebeigiano e risponde al nome di Onisammot Iflodnal - il quale annuncia a un pubblico parecchio irritato che anche gli uomini, sebbene non tutti, intendono, sentono, pensano; una cronaca brigantesca che già nell'epigrafe, tratta da Michael Kohlhaas, evoca atmosfere kleistiane; il solo apparentemente comico "Il babbo di Kafka", in cui l'ironia vela a malapena risvolti dolorosamente autobiografici.
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Dettagli

2001
5 settembre 2001
144 p., Brossura
9788845916342

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Sandro Gramm. '74
Recensioni: 4/5

Terza raccolta di storie brevi del 1942, dopo "Il mar delle blatte e altre storie" e l'antologia d'esordio "Dialogo dei massimi sistemi", tre raccolte una più bella dell'altra, un Landolfi ispiratissimo che riuscì in maniera magistrale a coniugare stile, idee e immaginazione, a mio avviso il Landolfi migliore, stesso periodo in cui scrisse i due romanzi brevi, capolavori del gotico rurale, "La pietra lunare" e "Racconto d'autunno" (dal '37 al '47). Spiccano in questa raccolta racconti come "La spada" (uno dei suoi racconti migliori), "La notte provinciale", "Il ladro" (fra suspance e malinconia), l'horror surreale di "Il babbo di Kafka", il brevissimo "La tenia mistica" e "La melotecnica esposta al popolo". Narrativa fantastica nera e surreale di grande valore.

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MD
Recensioni: 5/5

Prima di raccoglierli in volume, Landolfi era solito pubblicare i suoi racconti su rivista o quotidiano, e “ciò per motivi soprattutto economici” (scrive la figlia e curatrice delle sue opere Idolina). Non potendo rischiare che il libro uscisse prima della pubblicazione su rivista, Landolfi prendeva degli accordi molto precisi con i suoi editori, che andavano avanti – tramite lettera – anche per mesi. E spesso si lamentava che la raccolta in un volume finisse poi per uscire durante i mesi estivi, luglio agosto, quando nessuno se ne accorge. Anche i racconti che compongono “La spada” (dal titolo del secondo surreale racconto) hanno seguito questo sofferto iter editoriale. Sono tutti più o meno brevi, ma di una densità letteraria sconcertante. Nascono appunto, borgesianamente, dalla letteratura, dal suo ampio e secolare terreno, e in forma di contrappunto o di rielaborazione-integrazione, o di continiana variante. Esempio emblematico è “Il babbo di Kafka”, dove la voce narrante (insieme a quello che è chiamato il Maestro) immagina una scena semplice: un suo incontro con l’autore della “Metamorfosi” e mentre fra loro si instaura un dialogo, dalle ombre della stanza, fra i battenti di una porta socchiusa, si profilano due zampe “lunghissime, sottili e pelose”. Kafka-Gregor, ma non più insetto, incontra così finalmente suo padre – la testa del padre perché il corpo è quello di un enorme ragno, “grosso quanto un cesto da bucato”. Che cosa potrà nascere da un simile incontro? Prevarranno gli impulsi miti, di riavvicinamento e di amore figliale oppure sarà l’occasione per il figlio di liberarsi per sempre di quell’“angoscioso senso di quando, bambino, era fatto segno a quelle scenate (paterne) senza saperne esattamente il perché”? Landolfi spariglia le carte, e le pagine stesse dei passati capolavori, gioca insomma con l’impronta che i grandi personaggi della letteratura mondiale hanno impresso nel nostro immaginario, reinventandola, sottilmente profilandola di bel nuovo.

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Roberto Saviano
Recensioni: 5/5

Gigantesco. Meraviglioso. Libero dalla menzona di dire il vero. Il grande Tommaso Landolfi è voce unica tra lo strillio del suo (e nostro) tempo.

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Tommaso Landolfi

1908, Pico (Frosinone)

Scrittore, poeta, traduttore e glottoteta italiano. Nato da famiglia nobile, si laurea in Lingua e Letteratura Russa all'Università di Firenze nel 1932. In gioventù frequenta la cerchia degli ermetici e collabora a «Letteratura» e «Campo di Marte». Landolfi esordisce come narratore nel 1937 col racconto umoristico e concettuale Dialogo dei massimi sistemi. Alimentato da infinite suggestioni letterarie (da Rabelais a Gogol' passando per i simbolisti...), il discorso narrativo di Landolfi verte soprattutto sull'incontro-scontro tra istinti e ragione, tra consapevolezza e inconsapevolezza, registrato con ironia e e lirismo. Tra i successivi libri di narrativa ricordiamo Il mar delle blatte e altre storie (1939), La pietra lunare (1939), Racconto d'autunno...

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