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La lettura di " Uomini ragno" di Scerbanenco mi ha illuminato su un periodo difficile che l'Italia ha attraversato. Avevo una idea diversa del periodo pre bellico e bellico. Il primo brano è scritto in una prosa semplice e crudele. Continuerò a leggere Scerbanenco: Terribile!! Lo scrittore bravo.
Scerbanenco si conferma uno scrittore di razza. Peccato che quattro racconti cosi' belli siano rimasti nel dimenticatoio tutti questi anni. Gran merito alla Sellerio per averli ripubblicati
4 racconti stupendi letti in una notte
Recensioni
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I racconti di Giorgio Scerebanenco, che Sellerio ripubblica a distanza di sessant'anni dalla loro unica edizione, prima che una rara prova di eleganza narrativa, sono una spia significativa dei rapporti italotedeschi nel decennio 1935-45. Gli "uomini ragno" sono i tedeschi, "i veri tedeschi, quelli che non sono uomini. Si può essere anche una cosa qualunque, ed essere tedeschi. Per esempio il cianuro è tedesco, i terremoti sono tedeschi, le guerre sono tedesche". Tutte e quattro le storie rivelano una naturale repulsione nei confronti delle "bestie". Nella prima, ambientata a Milano nell'autunno del 1935, un capitano del controspionaggio italiano cade vittima dell'isolamento delle gerarchie fasciste e della ferocia germanica per aver scoperto un'associazione eversiva nazista in Italia. La seconda ha per protagonista un infiltrato tedesco che, a guerra ormai inoltrata, smantella un nucleo partigiano, cercando di inviare alcuni falsi messaggi agli alleati. Segue quella che racconta di un'imboscata ordita da un militare dell'esercito germanico, fortunosamente sventata da un gruppo di partigiani. Nell'ultima, che ha per scenario la guerra quasi conclusa, alcuni ebrei rifugiati in Svizzera diventano ancora una volta vittime della ferocia nazista. Nei racconti di Scerbanenco l'Italia e la Germania non sono semplicemente due realtà distinte, ma due universi distanti. Così il viso della bella e italianissima Adina è "chiaro e dolce, con occhi angelici", a differenza della "scia bavosa" lasciata dai tedeschi, che "sono viscidi" e hanno "la cotenna sopra la nuca". Napoli ha un "dolce tepore, che non esiste neppure alle isole Hawaii, e in nessuna altra parte del mondo"; Milano è "la bella città", "con un sole che non scalda e che sembra un po' affaticato, come anemico, e che pure fa brillare tutte le cose, e le vetrine, e gli occhi delle donne, e gli occhi degli uomini che guardano le donne". La Germania resta invece inchiodata in un grigiore tetro e condannata a uno stato di prostrazione. E gli "uomini ragno", che di quella terra sono rappresentazione, si riconoscono proprio perchè camminano in modo diverso, si muovono e parlano amorfamente, perfino il loro respiro non sembra umano. Non sono eroi, questi tedeschi di Scerbanenco, ma non sono nemmeno degli antieroi, né tanto meno hanno l'ambizione di rappresentarne la tragicità. Sono, molto più squallidamente, un tipo di bestia che "non ama e non capisce il bello. Anzi, che lo disprezza". A metà tra le cronachette sentimentali dell'Ottocento e il miniaturismo di certi scrittori francesi come Jules Renard, Uomini ragno anticipa l'atmosfera cupa che si rivelerà qualche anno più tardi nella "Milano calibro nove", dimostrando tutto l'eclettismo e la duttilità stilistica di un narratore italiano venuto dall'Est.
Filippo Maria Battaglia
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