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Anno edizione: 2013
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Me lo aspettavo sociale/politico, l'ho trovato di gran valore storico ma scarsissimo educativo. C'è qui il più banale illuminismo: razionalizzazione a tutti i costi e verità dalle deduzioni (logiche) in assenza (scarsità) di dati sperimentali; ne consegue una eccessiva astrazione ed una retorica stucchevole. Ragionamenti/conclusioni partono dalla "sua" base culturale (uomo progressista colto e benestante del tempo) come se fosse condivisa, o quantomeno condivisibile, e comunque nel tempo assolutamente destinata a diventare comune. L'inizio è buono: non si può comprendere l'origine della disuguaglianza se non si conoscono prima gli uomini, dal punto di vista naturale e da quello morale-sociale. Il problema è che ai buoni assunti segue un'attività astratta fondata per giunta su molto deboli basi documentarie. La pt.1 (stragrande maggioranza del breve saggio) è sulla parte naturale e sul cfr uomo-animali nell'ambito dello "stato di natura", giungendo tramite deduzioni razionali successive a conclusioni che oggi sappiamo palesemente errate. Pt.2 più sociale ma resta speculativo. Parte dal (inevitabile e positivo) sviluppo della socialità e desiderio di considerazione dei propri simili. Poi avvengono 3 momenti degenerativi: 1. nascita metallurgia ed agricoltura (knowhow-produz-proprietà-scambio) ed ambizione umana originano le prime disuguaglianze (ricchezza, classi); 2. emerge nasce il bisogno di organizzarsi e da questa la magistratura e le leggi (con distorsione di chi le fa e chi ne trae guadagno); 3. il potere legittimo si muta in arbitrario, e gli uomini, tutti uguali in stato di natura, tornano uguali (nullità) sotto la tirannide. A tratti emerge l'idea contrattualista (illustra alcuni vantaggi), insieme a consideraz sulle società (tra loro naturalmente conflittuali) e sull'uomo (si adagia nella sua condizione e per abitudine accetta anche la tirannide); ma in generale l'unica parte dalla minima seria valenza politica e sociale sono le pag 90-8.
Recensioni
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Nel 1745 l'Accademia di Digione propone un tema: "quale sia l'origine della disuguaglianza fra gli uomini e se sia fondata sulla, legge naturale". Rousseau presenta il suo Discorso sulle origini e , i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini: "Il primo che, avendo cintato un terreno, pens" di dire questo è mio e trov" delle persone abbastanza stupide da credergli fu il vero fondatore , della società civile. Quanti delitti, quante guerre, quanti " assassini, quante miserie ed errori avrebbe risparmiato al genere umano chi, strappando i pioli o colmando il fossato, avesse gridato ai suoi simili: 'Guardatevi dal dare ascolto a questo, impostore! Se dimenticate che i frutti sono di tutti e la terra non è, di nessuno, siete perduti!'" "E' questo il suo primo scritto importante di politica, dove viene posto il problema che poi verrà trattato nella sua opera maggiore, il Contratto Sociale," spiega Giulio Preti nella sua introduzione, "e Rousseau ha il merito di aver formulato chiaramente, sia pure su di un piano astrattamente politico, l'idea della democrazia, e di avere mostrato come, con la proprietà privata, cominci l'infelicità umana."
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