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L' amore fatale
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L' amore fatale - Ian McEwan - copertina
L' amore fatale - Ian McEwan - 2
L' amore fatale - Ian McEwan - 3
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amore fatale

Descrizione


Un pallone aerostatico plana su un prato verdissimo tra Oxford e Londra. Un uomo anziano cerca di scenderne, ma rimane goffamente impigliato in una fune. Dai quattro angoli del prato corrono verso il pallone imbizzarrito alcuni soccorritori che tenteranno senza successo di trattenerlo. Uno di loro morirà e agli altri resterà il compito impossibile di farsi una ragione di quella tragedia inutile. In particolare, Joe Rose si troverà invischiato in una storia di ossessione amorosa assurda e grottesca, perseguitato da un altro dei soccorritori, Jed Parry, un giovane che, avendo vissuto insieme a lui quell'avventura terribile, si è convinto di doverlo amare e di doverne essere riamato.
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Dettagli

1997
280 p.
9788806146603
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Indice


Le prime frasi del romanzo:

L'inizio è facile da individuare. Eravamo al sole, vicino a un cerro che ci proteggeva in parte da forti raffiche di vento. Io stavo inginocchiato sull'erba con un cavatappi in mano, e Clarissa mi porgeva la bottiglia - un Daumas Gassac del 1987. L'istante fu quello, quella la bandierina sulla mappa del tempo: tesi la mano e, nel momento in cui il collo freddo e la stagnola nera mi sfioravano la pelle, udimmo le grida di un uomo. Ci voltammo a guardare dall'altra parte del prato, e intuimmo il pericolo. L'attimo dopo, correvo in quella direzione. Si trattò di un rivolgimento assoluto: non ricordo di aver lasciato cadere il cavatappi, né di essermi alzato, di aver preso una decisione, né di aver sentito la raccomandazione che Clarissa mi rivolse. Che idiozia, lanciarmi dentro questa storia e i suoi labirinti, allontanandomi di volata dalla nostra felicità, tra l'erba tenera di primavera accanto al cerro. Un altro grido e l'urlo del bambino, affievolito dal vento che spazzava le chiome alte degli alberi lungo le siepi. Accelerai la mia corsa. A quel punto, improvvisamente, da angolazioni diverse del prato, altri quattro uomini stavano convergendo sul luogo dell'incidente, correndo come me.
È come se assistessi alla scena da un'altezza di cinquanta metri, con gli occhi della poiana che poco prima avevamo osservato volteggiare ad ali spiegate e tuffarsi nel tumulto delle correnti: cinque uomini in corsa silenziosa diretti al centro di un prato di una quarantina di ettari. Io arrivavo da sud-est, con il vento a favore. Circa duecento metri alla mia sinistra correvano affiancati due individui. Erano Joseph Lacey e Toby Greene, braccianti agricoli che stavano riparando il lato meridionale dello steccato, là dove costeggia la strada. Più o meno alla stessa distanza da loro, veniva John Logan la cui vettura era parcheggiata ai margini del prato con la portiera, o le portiere, spalancate. Sapendo ciò che so ora, è curioso ricordare la figura di Jed Parry dritta di fronte a me: è uscito da un filare di faggi e avanza contro vento dal lato opposto del prato a una distanza di cinquecento metri. Agli occhi della poiana, Parry e io eravamo due sagome minuscole; con le nostre camicie bianchissime sullo sfondo verde, ci correvamo incontro come due amanti, ignari della sofferenza che da quel groviglio sarebbe nata. Mi precipitavo verso un essere fuori del comune, ma anche adesso, dopo tutto quel che è accaduto, sono certo che in quel momento, prima cioè che le complicate coincidenze responsabili del nostro incontro su quel prato si allineassero per darsi forma compiuta, la straordinarietà ancora non esisteva. Il caso che avrebbe scardinato le nostre vite era a pochi minuti da noi. A mascherarne l'enormità contribuiva non solo la barriera del tempo, ma anche il colosso al centro del prato con la sua fenomenale forza d'attrazione in grado di scuotere le resistenze meschine dell'uomo.

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camilletta85
Recensioni: 5/5

Ne L'amore fatale trionfa la bella scrittura, quella che riesce ad esaltare anche una storia nel suo impianto complessivo semplice e dai ritmi piu vicini al mélo drammatico che al thriller. Le prime pagine sono di rara bellezza e poesia..lo scrittore riesce a rappresentare la scena dell'operazione collettiva di salvataggio della mongolfiera nella sua drammaticità e nel dilemma interiore dei suoi protagonisti tra le ragioni dell'io individuale e quelle dell'io sociale..questo dilemma, che accompagna costantemente la vita dell'essere umano, ritorna ed erompe in tutta la sua violenza nella storia di Logan, l'unico uomo del gruppo dei soccorritori a perdere la Vita nell'eroico e strenue tentativo di fermare la corsa aerea di quel pallone. Dominano nel libro i sentimenti, essenziali della vita umana, del senso di colpa, della dicotomia tra spirito di autoconservazione e spirito di solidarieta sociale, la diffidenza, la disillusione dell'amore..ma soprattutto l'amore ostinato e perdurante, quell'enduring love che forma il titolo originale dell'opera. E' significativo che quella parola non si riferisca all'amore sano e corrisposto tra Joe e la sua bella Clarissa ma all'amore malsano, compulsivo ed ossessivo che Jad sviluppa nei confronti del protagonista. Un amore che, ci racconta la pubblicazione scientifica nella postfazione,ha una propria classificazione medico-psichiatrica e puo anche durare quasi 40 anni nella piu cieca e solitaria convinzione del paziente che lo prova. Un libro che fa riflettere sulle forme piu varie che puo assumere l'amore, sulle fragilita' e debolezze dell'animo umano e anche sulla sua insondabilita' ed incontrollabilita'.

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ru
Recensioni: 5/5

Bellissimo, ritrovato il McEwan di "Sabato" e "Espiazione"

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Patroclo
Recensioni: 4/5

romanzo appassionante, Mc Ewan lavora sia di mestiere che di passione: come sempre si parla di casualitá e ossessioni, il romanzo puó essere letto come un thriller ma anche come un´esplorazione della difficoltá di comunicare e di sapere in ogni momento chi si é veramente

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Voce della critica


recensione di Rognoni, F., L'Indice 1997, n.11

Benché l'amore di cui tratta quest'ultimo romanzo di Ian McEwan sia anche senza dubbio "fatale", il titolo originale, "Enduring Love", porta in tutt'altra direzione. Quella di un sentimento possente ma nient'affatto distruttivo, paziente, che resiste ("endures") al tempo e a ogni tribolazione; e con connotazioni semmai bibliche (Giobbe), piuttosto che elleniche (il fato), quindi romantiche, decadenti, e infine smaccatamente cinematografiche (come in "Attrazione fatale" e nel più opaco "Passione fatale").
Ciò detto (e precisato anche che una traduzione letterale, e altrettanto efficace, probabilmente è impossibile), mi sembra che lo schietto titolo italiano funzioni comunque benissimo: anzi, forse sia addirittura più appropriato del titolo originale, che certo è più bello e ambizioso. Ma anche, temo, assai pretenzioso: troppo impegnativo - ironico e al tempo stesso profondamente "morale" - per una vicenda che vivacchia del proprio intreccio, e tutto il resto che tira in ballo (ed è moltissimo: da Milton e Keats al neodarwinismo, da Lewis Carroll alla nevrosi delle coppie senza figli, al triste e comico tramonto della cultura hippy, ecc.) è soprattutto zavorra.
Appunto quella (la zavorra) che manca al pallone aerostatico della smagliante, e decisamente "fatale", scena iniziale. Cinque uomini vi si aggrappano per trattenerlo a terra, e salvare il ragazzino intrappolato dentro: ma il vento è troppo forte, il pallone si solleva e, uno dopo l'altro, i soccorritori sono costretti a mollare la presa - tutti tranne l'eroico (?) John Logan, che resiste inutilmente finché non è troppo tardi, e in pochi secondo appare come "un rigido bastoncino nero" contro il cielo. "Non ho mai visto una cosa più atroce di quell'uomo che precipitava", commenta Joe Rose, le cui disgrazie sono ancora tutte da cominciare.
E infatti, da qui in poi la storia è quella dell'amore assoluto che Jed Parry, un altro dei soccorritori superstiti, fanatico religioso e visibilmente folle (la diagnosi finale sarà di un'astrusa "sindrome di de Clérambault"), si convince di "ricambiare" per il detto Joe Rose. Il quale, poveraccio, che non è più "gay" di tanti eterosessuali felicemente sposati (cioè forse un filino, e molto molto latentemente), di punto in bianco si ritrova perseguitato da un innamorato tanto dolce quanto implacabile: che lo chiama a notte fonda, gli si piazza davanti a casa, lo sommerge di lettere appassionate di pagine e pagine (e dire che Clarissa, la bella moglie di Joe, studiosa di poesia romantica, darebbe l'anima per scoprire una letterina inedita di Keats all'amata Fanny Branwe...!). Ma Jed è anche astuto e fortunato, e riesce a "isolare" Joe, cioè a sconvolgergli l'esistenza senza che gli altri abbiano il tempo di simpatizzare con lui: la stessa Clarissa, esasperata dalle ossessioni del marito, fa le valige e si trasferisce a casa del fratello (anche lui fresco di separazione), mentre la polizia non ha i motivi né la volontà di intervenire, e si limita a consigliare del Prozac (a Rose, non al matto!). Così che al pacifico Joe non resta che procurarsi una pistola... e meno male che avrà il coraggio di usarla, altrimenti il frangente si sarebbe risolto con molto più sangue di quello che sarà effettivamente versato.
Ci sono almeno altri due colpi di scena dopo la sparatoria (che è dove le storie di "attrazioni fatali" di solito si concludono al cinema), e il romanzo si guadagna un suo sobrio "happy end" per tutti (Jed incluso), l'amore che dura, che resiste, trionfando su quello "fatale" e distruttivo: anche se l'implicazione - a questo punto inevitabile - è che, in amore, fra patologia e normalità, follia e salute, non c'è nessuna vera soluzione di continuità. Così che se, ora della fine, il sacrificio di John Logan (l'uomo che era restato attaccato al pallone) acquista un significato luminoso, anche il delirio di Jed - il terribile solipsismo di quel suo riflessivo "bisogno di abbracciar"mi"" - appare autenticamente liberatorio. E non solo: quasi la "condizione" dei veri abbracci - gli abbracci "a due" (o "a tre" ecc., se dalla coppia si passa alla famiglia) - della gente normale.
È possibile che io sia ingeneroso con questo romanzo di uno scrittore che m'ha sempre interessato, e al quale sono convinto che si debbano alcune delle pagine più belle della letteratura inglese contemporanea, e almeno un piccolo capolavoro ("Il giardino di cemento", Einaudi, 1980, ed. orig. 1978). Ma nell'"Amore fatale" riesco a trovare solo quello che nella scrittura di McEwan mi irrita: la macchinosità, il congegno "troppo" perfettamente oliato, e il compiacimento di chi lo fa funzionare. Tutto mi sembra costruito a tavolino, "voluto", e la ricerca d'ogni singolo effetto e dell'effetto globale è così preoccupata che, inevitabilmente, appare sempre in filigrana; anzi spesso cancella l'immagine rappresentata, come per un eccesso di visibilità - a differenza di "Lettera a Berlino" (Einaudi, 1990, ed. orig. 1989)," L'amore fatale" probabilmente ci guadagnerà sullo schermo. Per non dire dell'opposizione schematica di freddo razionalismo (Joe è un divulgatore scientifico) e primato dell'emozione e della fantasia (Clarissa, l'esperta di Keats), e del suo prevedibile capovolgimento: ma uno stereotipo rovesciato non cambia natura, solo resta a gambe all'aria...!
Sembra che Keats abbia affermato che Newton aveva distrutto la poesia dell'arcobaleno "riducendolo a un prisma colorato"; e qui Joe ha buon gioco a smentirlo dimostrandoci quanto possa essere "poetica" la descrizione "scientifica" di un fiume come un immenso scivolo sinuoso, su cui si rovesciano miliardi e miliardi di luccicanti H2O (p. 257). Ma Keats diceva anche di odiare "la poesia che ha un disegno palpabile su di noi - e se non siamo d'accordo sembra mettersi le mani nella tasca dei calzoni" (lettera a John Reynolds del 18 febbraio 1818), ed è per questa ragione, non perché riscatta la visionarietà della scienza, che - sospetto - "L'amore fatale" non sarebbe piaciuto neppure all'autore della "Belle dame sans merci".

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La recensione di IBS


"L'incidente ebbe tali e tante conseguenze, si sviluppò in un tale groviglio di ramificazioni a partire da quei primi istanti, diede vita a un tale dedalo di amore e di odio, che un po' di riflessione, di pedanteria persino, non può che farmi bene."

Un incidente assolutamente particolare: un pallone aerostatico sfugge al controllo e in un volo impazzito trascina con sé un uomo che tenta di trattenerlo per salvare il bambino che è nel cesto, ma poi precipita e muore.

Subito dopo il tragico tentativo di salvataggio del bambino che si conclude con la morte di un suo soccorritore, salvataggio a cui collabora anche il protagonista del romanzo, Joe, avviene l'incontro "fatale". Lo spettacolo della morte, di cui un gran numero di persone è spettatrice, è drammaticamente scandaloso. L'impotenza, lo sconcerto, il senso di colpa sono i sentimenti che toccano nel profondo la coscienza di Joe, giornalista scientifico, razionale e laico e l'incontro con Parry, che da subito parla di fede e della sua volontà di convertirlo a Dio, si svolge davanti al cadavere, in uno stato di assoluto turbamento. Dopo poche ore Joe riceve, in piena notte, la prima di mille telefonate, inizia cioè la persecuzione amorosa di Parry. Una malattia, la sindrome di de Clérembault (così, quasi da subito, Joe motiva il comportamento di Parry) guida la trama del romanzo: questa psicosi porta il malato a credersi amato da un individuo, spesso più potente di lui, e individua nei comportamenti dell'amato dei segnali, inesistenti, che alimentano la passione che prova. È una malattia, quella che guida Parry? O l'amore è un sentimento che è difficilmente decifrabile e catalogabile? In ogni caso una passione così assoluta sconvolge la vita, incrina il rapporto di coppia di Joe e Clarissa, provoca un tentato omicidio e un tentato suicidio. Le certezze scientifiche, la razionalità, baluardi del protagonista, entrano in conflitto sia con la diffidenza di chi lo circonda, sia con il comportamento assolutamente e follemente appassionato di Parry, con la sua fede religiosa e le sue certezze che non vacillano mai, nemmeno quando la società, per difendersi, lo rinchiude in manicomio.

Le appendici scientifiche che chiudono il romanzo, che ha tutta la tensione di un thriller, hanno probabilmente la funzione di riportare dentro a criteri di ordine e razionalità la vicenda. Sono una altra faccia della realtà? Sono la spiegazione di ciò che avviene nella nostra psiche quando è dominata dai sentimenti? O forse sono solo il tentativo di rassicurarci con un'opera di semplificazione della complessità della vita?

A cura di Wuz.it

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Ian McEwan

1948, Aldershot

Scrittore e sceneggiatore britannico. Esordisce con due raccolte di novelle, Primo amore, ultimi riti (1975 - pubblicato da Einaudi nel 1979 con la traduzione di Stefania Bertola) e Tra le lenzuola (1978 - edito da Einaudi nel 1982 sempre con la traduzione della Bertola), che ritraggono, in uno stile raffinato e impersonale, situazioni quotidiane, dominate tuttavia dall’ossessione per il sesso e segnate dalla morte. Sesso, perversione e morte sono temi trattati anche nei primi romanzi, Il giardino di cemento (1978, portato sul grande schermo nel 1993 dal regista Andrew Birkin con la nipote Charlotte Gainsbourg e tradotto dalla Bertola per Einaudi nel 1980) e Cortesie per gli ospiti (The Comfort of Strangers 1981 - Eianudi 1983, tradotto in film nel 1991 dal regista Paul Schrader con...

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