Io sono Charlotte Simmons

Tom Wolfe, il settantaquattrenne scrittore di Richmond e grande vecchio del New Journalism, stupisce ancora. L'autore de Il falò delle vanità, Radical chic e Un uomo vero, con questo suo nuovo lavoro ci proietta in un prestigioso campus americano, la Dupont University in Pennsylvania, cattedrale solenne della cultura a stelle e strisce, svelandoci la cruda realtà degli universitari americani che si agita dietro la facciata dell'eccellenza culturale. Attraverso gli occhi di Charlotte Simmons, una ragazza acqua e sapone arrivata alla Dupont University con una borsa di studio da una famiglia povera del North Carolina, Wolfe mostra la vita autentica della crème della gioventù statunitense. Bevono ettolitri di birra, ascoltano rap, imprecano, si circondano di gadget hi-tech, si "ingozzano di sesso" in una sorta di rincorsa all'eccitazione continua. Un mondo corroso da una feroce competizione per il predominio accademico, ma anche sociale, razziale e sessuale, che "adotta" la timida Charlotte piovuta lì da una provincia lontana "dove non ci sono centri commerciali, cinema e neanche agenti di cambio" e che solo col tempo capirà la forza che le viene dal suo essere diversa e "innocente" rispetto a quella aristocrazia intellettuale.
Charlotte è un altro personaggio utilizzato dalla penna sarcastica di Tom Wolfe per parlarci dell'America di oggi e della falsa etica del politically correct, per sparare bordate contro il vizio, per ironizzare sui futuri pilastri della società americana: i neri, i divi dello sport, l'intellighenzia ebraica. Una scrittura caustica e divertente, condita di abile cinismo con il quale il grande narratore americano presenta, eleva, indispone e fa crollare i suoi personaggi. Il libro per certi versi esce dalle mura del college e si fa piccolo trattato sociologico sui ventenni di mezzo mondo e sul loro navigare a vista in un mare di orrori e promesse, di perdizione e speranza.