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Anno edizione: 2021
Anno edizione: 2023
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Al termine di questo piccolo libro ho provato una sensazione di disorientamento senza però quel velo di scontento che una lettura, immaginata diversa, può provocare. Ricordi e passioni personali, citazioni, appunti, riferimenti, cronache , Cervi riesce a legare ogni frammento tra loro con le sue riflessioni. La coerenza, tuttavia, sta nel fatto che ciascun frammento ha in comune con gli altri la nebbia. Ne racconta, o la contiene, o la rappresenta… Questo piccolo zibaldone - discreto per dimensioni e lunghezza del libro, discreto per la cifra scelta dall’autore (evidentemente la sua propria) - è esso stesso una precisa rappresentazione della nebbia. Lo è perché il tratto distintivo della nebbia è quell’essere come riservata, dai toni stemperati, ma dal carattere deciso. Lo è perché con discrezione, ma fatalmente, ogni tessera di questo racconto si insinua tra le pagine, trova una giusta collocazione, s’impadronisce delle pagine. Non fa lo stesso la nebbia tra i filari di pioppi, tra i muri delle vie, sui canali, tra le sponde dei fiumi? Un’immensa evanescenza che si insinua, si accomoda in ogni spazio, fisico e non, scomponendosi e conservando la sua tenacia. Il disorientamento misto alla suggestione che ho sentito era - ho scoperto infine - pari a quello che provo nella nebbia, nel mezzo di questo avvolgimento immateriale al quale è impossibile sottrarsi anche emotivamente, essendo la nebbia sovrana dei luoghi che le appartengono e della sua gente. Ho apprezzato il tono sobrio e sincero di Gino Cervi, come sincero è il legame con i posti e i fatti raccontati. Ho apprezzato l’assenza di immagini e definizioni che cedono a svenevolezze; l’aver saputo rappresentare senza enfasi il carattere di un territorio, tanto nei racconti del passato quanto nella declinazione più attuale. Davvero molto bello, alla fine, l’omaggio, nel ricordo dell’amica e collega, al valore delle parole, del lessico, dell’esercizio della definizione.
Recensioni
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