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Amato ragazzo. Lettere a Hendrik C. Andersen (1899-1915) - Henry James - copertina
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Amato ragazzo. Lettere a Hendrik C. Andersen (1899-1915) - Henry James - copertina

Descrizione


Henry James (1843-1916), il maturo scrittore che trasforma l'arte del romanzo alle soglie del Novecento; Hendrik Christian Andersen (1872-1940), un giovane scultore che vuole segnare il "nuovo" del secolo con la sua opera. Un uomo sulla sessantina, mondano e solitario, e un ragazzo bello e vigoroso, si incontrano e la loro corrispondenza è testimonianza di un appassionato intreccio tra arte e vita, tra America ed Europa, tra maturità e giovinezza, tra attraziione fisica e comunanza intellettuale. Questo epistolario si compone di settantesette lettere, molte delle quali pubblicate per la prima volta.
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Dettagli

2000
19 maggio 2000
320 p., ill.
9788831774673

Voce della critica


recensioni di Corona, M. L'Indice del 2000, n. 10

19 luglio 1899, Rye, campagna inglese. Alla nuova residenza di Henry James Š appena arrivato un voluminoso pacco da Roma, e il romanziere cos scrive al mittente per ringraziarlo: "Mio caro Andersen, (...) sono stato a Londra per tre o quattro giorni e durante la mia assenza la cassa si Š materializzata, cosicch‚ ieri, al mio ritorno, ho potuto farla aprire con cura e tenerezza, e far mettere a nudo ed estrarre il suo contenuto ['burden', peso, carico, fardello], con ogni precauzione. Ô, quel bellissimo busto, sono felice di dirtelo ['I rejoice to tell you', godo a dirtelo], in condizioni perfette (era imballato magnificamente ['admirably packed']), senza un segno o una scalfittura - e lo trovo ancora pi— incantevole e delizioso di quanto non lo fosse a Roma. Sono felice nel profondo del cuore di possederlo ['I heartily rejoice to possess it']".
Prima ancora che ci facciamo qualsiasi idea su personaggi e interpreti, il linguaggio ci dice tutto quello che serve, purch‚ ci si badi. E se ho inflitto ai lettori fastidiose parentesi e puntualizzazioni a margine della traduzione italiana di Rosella Mamoli Zorzi, Š per chiarire fin da subito che James Š uno scrittore che non concede vita facile a nessuno, lettori, critici e traduttori. Una vita facile e lineare non l'ebbe nemmeno lui, del resto, nonostante i privilegi sociali e culturali di partenza, e qualche risarcimento glielo dobbiamo pur concedere, quando non si tratti di pi— efferate vendette.
James, cinquantaseienne, era tornato da Roma appena dodici giorni prima di quel 19 luglio 1899. A una festa di nozze aveva incontrato Hendrik Christian Andersen, scultore ventisettenne norvegese-americano con studio in via Margutta, e alla padrona di casa scriver… due anni dopo che "quel festino di nozze ['that little marriage feast'] nel vostro giardino pensile quel meraviglioso pomeriggio di giugno raccolse il tutto insieme, in un mazzo, e me lo conficc• dentro quasi come con un chiodo dorato - una potenzialit… di dolore e nostalgia ['a potentiality of ache']". Da Andersen acquist• il busto in questione, raffigurante un malinconico ed esangue ragazzo di dodici anni, Alberto Bevilacqua Lazise: un oggetto trasportabile, per le sue ridotte dimensioni, e di genere del tutto diverso dalle monumentali statue di donne e uomini trionfalmente nudi nella loro pompierissima muscolarit…, che erano la passione di Hendrik e che anche il riservato James guardava con notevole interesse e qualche apprensione.
Chi non avesse ancora visitato Villa Helene, la palazzina progettata dallo scultore stesso in via Mancini (Piazza del Popolo) per ospitarvi il suo studio, e riaperta come Museo Andersen nello scorso dicembre, pu• farsene un'idea dalle bellissime fotografie accluse nel volume. Una, in particolare, spicca come capolavoro camp. I due amici accostati posano in perfetta tenuta da passeggio, cappello, bastone e tutto. James si presenta di tre quarti, giacca nera, pantaloni grigi, papillon, catena dell'orologio sul panciotto gessato, la mano destra sul bastone e il braccio sinistro appoggiato al braccio di Andersen e al basamento sul quale sorgono le statue di un uomo e di una donna nudi, visibili sino all'ombelico. Sovrastato dai notevoli attributi dell'atleta, James sfida l'obbiettivo con uno sguardo obliquo, severo e impenetrabile.
Dalla lettera di ringraziamento per il busto del ragazzo prende avvio una fitta e appassionata corrispondenza durata sedici anni, pressoch‚ fino alla morte dello scrittore. Che questo busto di terracotta - oggetto inanimato uscito dalle vive mani del "caro Hans", e dell'amato assente cos palesemente sostitutivo - segnasse l'inizio di qualcosa d'importante, James lo capisce subito. Lo colloca con ogni cura sul caminetto della sala da pranzo, in posizione dominante, incastonato e consacrato ["enshrined"] in una piccola nicchia, dove poteva contemplarlo ad ogni suo pasto solitario "quale amato compagno e amico". E aggiunge: "Ô cos vivo, cos umano, cos devoto ['sympathetic'] e socievole e curioso che prevedo mi star… vicino per tutta la vita". La previsione si rivel• esatta anche rispetto al rapporto con lo scultore, che dur• infatti per tutto il resto della sua vita, come ci testimoniano queste lettere.
"Un'intensa passione", la definisce correttamente Rosella Mamoli Zorzi, aggiungendo per• subito che non di lui James si innamor•, beninteso, ma "di tutto quello che Andersen rappresentava [corsivo mio]: la giovent—, la bellezza, le possibilit… dell'arte", la Roma perduta di anni lontani; e concludendo la sua introduzione con un paragrafo imbarazzante per il panico che vi si esprime, quel panico omofobo cos ben descritto fin dal 1983-84 da Eve Kosofsky Sedgwick nel suo studio su The Beast in the Jungle, magistrale racconto proprio di questi anni. Dice Mamoli: "Si tratta, per•, pur sempre di discorso: se il linguaggio amoroso, a volte persino erotico, di queste lettere invita a un'analisi di tipo psicoanalitico [???], va tenuto presente che esso, in quanto discorso, non pu• essere interpretato in modo superficiale o letterale a comprovare possibili pratiche etero- od omosessuali di cui non ci Š dato sapere, ammesso e non concesso che ci• abbia un qualche interesse". A parte il fatto che l'idea di possibili pratiche eterosessuali fra due uomini apre nuovi e imprevisti orizzonti, non mi pare proprio che queste debbano essere le nostre preoccupazioni. Semmai, una delle conclusioni interessanti che le settantasette lettere ci permetterebbero di trarre sull'economia libidinale di James - e dunque sulle modalit… di funzionamento del suo motore produttivo - Š che questa passione Š tanto intensa e costante quanto virtuale, poich‚ i due trascorsero insieme periodi limitatissimi: sette brevi incontri in sedici anni.
Un ostacolo insormontabile per una migliore valutazione del senso del rapporto fra il maturo scrittore e il giovane scultore Š costituito dalla sparizione di quasi tutte le lettere di quest'ultimo. Nella sua postfazione, Elena di Majo, curatrice del Museo Andersen, riporta assai opportunamente le uniche tre lettere sopravvissute "grazie a Olivia", la cognata dello scultore che le aveva trascritte nel suo diario e che costituisce la fonte principale (ma anche il filtro) delle informazioni su Hendrik. In due di queste lettere ci colpiscono alcune espressioni centrate sul ruolo filiale che il giovane assume nei confronti di Henry James, cosa in s‚ del tutto comprensibile alla luce della differenza di et… intercorrente fra di loro. Peculiari appaiono invece i modi in cui i ruoli padre-figlio (o figlia) sono declinati.
Non avendo ricevuto da James il parere richiestogli su un suo progetto megalomane di un "Centro mondiale internazionale", il 14 aprile 1912 Hendrik scrive: "Non ho ricevuto risposta alla mia ultima lettera e mi sento come una ragazza che sta per dare alla luce il suo primo bambino. Confesso di essere in ansia e ho bisogno di rassicurazione. (...) Vuoi e puoi ancora aiutare tuo figlio?...". Nella lettera precedente, del 31 marzo, l'ambto e temuto parere di James era stato richiesto in termini che secondo Elena di Majo rivelano "una sorta di compiaciuto abbandono alla figura fascinatoria di James". Di che abbandono si tratti valuti il lettore: "Ho sempre paura che tu voglia afferrare tuo figlio Hendrik, mettertelo sulle robuste ginocchia e sculacciarlo su ambo le guance del suo grasso sedere. (...) Il fatto Š che voglio prima arrivare in fondo a quello che sto facendo cos che tu possa meglio giudicare con quanta violenza devi lasciare cadere la tua mano. Se c'Š qualcosa di valido, almeno un'idea, sono sicuro che non vorrai colpire tanto forte. Ma se ho fatto male (...) allora ci sar… 'inferno da scontare' e mi aspetto che un poco di quest'inferno mi sar… inflitto da te se ho sbagliato". E bastano queste poche righe sopravvissute a illuminare certe repliche jamesiane che potrebbero altrimenti sfuggire: "Parleremo tuttavia di queste cose, caro ragazzo, quando potr• davvero posare le mani su di te - e come le poser•!" (corsivo d'autore).
Se bastano due lettere su tre a mettere in evidenza "compiaciuti abbandoni" di tale natura, possiamo davvero essere sicuri che queste tre lettere siano state salvate "grazie" alla premurosa cognata Olivia? O non sar… invece che le altre sono state fatte tempestivamente sparire? Per altro verso, sappiamo che James bruci• molte lettere nel 1909, quando temeva di essere malato di cuore. Sta di fatto che della vita affettiva di Andersen non ci viene detto quasi nulla. Quello che risulta dalle lettere di James Š la sua preoccupazione per la solitudine di Hendrik, alleviata tuttavia dalla madre Helene e da Olivia, che and• a vivere con loro poco dopo la morte prematura del marito nel 1902. Le due donne vegliavano sulle condizioni fisiche e psichiche del congiunto, di frequente logorate - si diceva - dallo stress da superlavoro.
D'altronde anche James, in questi anni, forse ancor pi— che nel resto della sua vita, lavorava senza tregua. Sono gli anni di La Fonte sacra, di Gli ambasciatori, di Le ali della colomba, della nuova edizione americana di gran parte della sua ouvre con relative prefazioni, di La coppa d'oro, e di tanti altri scritti estremamente impegnativi, che dovevano dare forma e sigillo a un'intera vita puntata sulla scrittura e sull'ambiziosa (anche se infine non del tutto soddisfacente) costruzione di una carriera di grande (e, nelle intenzioni, forse massimo) romanziere anglo-europeo. Intenso e costante negli anni - fino alla monotonia - Š il desiderio di James di avere accanto a s‚ il giovane amico, di abbracciarlo, di toccarlo, ma pi— forte nella sua economia libidinale risulta infine e sempre la pulsione del lavoro.
In queste lettere che scavalcano e mantengono la distanza dall'amato, Mamoli nota correttamente "la frequenza di espressioni che si riferiscono al tocco delle mani, alla stretta di un abbraccio, alla vicinanza fisica dei corpi". Un solo esempio, per ragioni di spazio (lettera n. 6): "Sono l con te e ti sento 'respirare con dolore', e ti stringo il braccio e ti do un colpetto sulla schiena ['pat your back'] - oh, con tanto affetto e tenerezza! - e ti riempio ['and stuff you'] (quel poco spazio lasciato libero dalla tua ammirevole tenacia) con la mia concezione di quanto coraggio e pazienza ti siano necessari". Dove pure si dice: "Cingiti i giovani e forti lombi (...) conficca il tuo pollice", eccetera. Mamoli fa bene a ricordarci che James adotta il vocabolario affettivo-sentimentale corrente nell'Ottocento, parecchio pi— caldo del nostro e quindi da valutare con giudizio, ma se si nota che il senso del tocco Š cos vivo in queste lettere, perch‚ allora tradurre il ricorrente "your touching letter" con "lettera commovente" anzich‚ "toccante"? Quando James avrebbe potuto benissimo scegliere "moving", e quando invece pi— volte dice: "Your letter touches me", o addirittura, alla vigilia di uno dei rari incontri: "Still more softly touches me your confirmation of the possibility of your reaching this place..." ("Ancora pi— dolcemente mi commuove la conferma della possibilit… che tu giunga in questo luogo [l'Inghilterra]..."). Quando poi, delle parole di Hendrik, James Š capace di dire: "Ogni tua parola mi molce come una carezza della tua mano e tutto l'insieme mi risulta dolce quanto la mia possibilit… di posare la mia su di te". E quando questa sua mano si trasforma nelle ali di una colomba, come dir… - stupendamente - in una lettera del 19 marzo 1902, proprio mentre sta ultimando il romanzo: "Lascia che [la mia mano] ti si adagi sulla spalla, che vi si posi, leggera, come una colomba la cui ala potresti accarezzare con la guancia: sentila l il pi— a lungo possibile". Serve altro per riconoscere un uomo innamorato? E allora, in chiusa della lettera 33, perch‚ ridurre due termini cos diversi come "loving" e "kind" a un neutralizzante "affettuoso", soprattutto quando i referenti sono diversissimi? "I pat you on the back lovingly, tenderly, tenderly - and I am, with every kindest message to your blessed companions [la mamma e Olivia], always and ever Henry James" ("Ti do un colpetto affettuoso e tenero tenero sulla schiena - e sono, con i pi— affettuosi saluti", eccetera).
Del resto, Š vano smorzare le connotazioni fisiche di quel "softly touches", quando la frase prosegue annunciando che l'approssimarsi dell'amato sta provocando addirittura l'erezione del suolo di Rye: "this place, which is already beginning to 'heave', as it were - if you can imagine any inch of ponderous England heaving - with the impatience of expectation".
Certo che in queste lettere James non descrive mai direttamente atti sessuali, e quando va oltre i limiti del dicibile sta bene attento a convogliare i sovratoni in contesti "spirituali", ovvero artistici o altro, nel caso che mamm… o la cara Olivia gettino un'occhiata indiscreta. Esattamente come fa in La fonte sacra, per esempio, quando vuole tagliar fuori il pubblico perbene da certe vicende che va sotterraneamente narrando. La tecnica narrativa Š identica nelle lettere e nella fiction, e anche su questo dissento da Mamoli che la giudica differenziata, nell'evidente tentativo di preservare l'"artista" da ogni ed eventuale contaminazione "privata" (virgolette mie).
Di questa tecnica jamesiana una lettera del 30 settembre 1903 offre un esempio perfetto. Hendrik si trova a Norcia, ma presto ci sar… la possibilit… di un incontro: "For the rest, may the balmiest airs blow you [soffiare, 'possano spirarti intorno le pi— profumate brezze'; ma anche fare sesso clintoniano, come registra l'Oxford English Dictionary a partire dal 1933, col consueto ritardo rispetto alle pratiche gergali]. Your description of your beautiful refuge makes my mouth - that of my imagination, water" ['La descrizione del tuo bellissimo rifugio mi fa venire l'acquolina in bocca - la bocca della mia immaginazione'; curiosa precisazione, questa]. That is the romantic Italy that I have always wanted to have a deep drought of, and yet of which I've always been cheated. You must make up for all my losses by giving it to me, intimately, in talk ['Quella Š l'Italia romantica di cui ho sempre voluto bere un'ampia sorsata e di cui sono stato sempre privato. Devi compensare tutte le mie perdite offrendomela tutta in conversazione, intimamente']". Complice l'indecidibilit… del neutro inglese "it", il lettore si sar… convinto che "giving it to me, intimately, in talk" trasmette altro e di pi— che la nostalgia - pur presente - del Bel Paese. Di fronte a queste ribalde e controllatissime strategie della scrittura jamesiana, l'affermazione di Mamoli che il "beloved boy" usato da Henry nei confronti di Hendrik avrebbe la stessa valenza emotiva del "beloved Henry" che gli rivolgeva suo fratello William, e dunque sarebbe eroticamente innocente, appare difficilmente sostenibile: in primo luogo per la ovvia ragione che Hendrik non Š un fratello di Henry, e in secondo luogo perch‚ "boy" usato da un maturo signore nei confronti di un giovane (che peraltro Mamoli giudica "prestante") significa tutte le varie cose che significa "boy" in tutte le lingue del mondo, ma specie in americano, e specie, guarda caso, in Whitman.
E poi son passati ormai molti anni da quando il biografo principe e jamesiano devotissimo Leon Edel, proprio prendendo conoscenza di queste lettere, decise di ammettere, sia pure con enorme turbamento, che forse s, Henry James aveva nutrito in vita sua sentimenti omoerotici. E son vent'anni ormai che la migliore critica jamesiana statunitense e da qualche tempo anche italiana scava nei testi jamesiani non certo per estrarne il lenzuolo insanguinato da esporre al balcone per i paparazzi di "Novella 2000", ma per procedere a una pi— sottile analisi dello stile jamesiano. Infatti si sta scavando proprio per mostrare come i testi soprattutto pi— tardi, coevi alle lettere in questione, persino quelli saggistici come le Prefazioni, siano totalmente innervati da quella sessualit… formalmente rinnegata ed espulsa come innominabile dalla cultura vittoriana e anche in parte (ma solo in parte) da James stesso.
Questo prezioso volume di lettere, che possiamo ben leggere come un nuovo romanzo jamesiano, un inedito romanzo epistolare a una voce sola, dovrebbe spingere gli studiosi delle nuove generazioni a porsi il problema, secondo me disperato ma irrimandabile, di una radicale ri-traduzione italiana delle opere di James in chiave interpretativa, vale a dire ai fini di una rilettura radicale dell'ouvre jamesiana che scrosti via i detriti, le remore e i perbenismi anni cinquanta, per restaurare lo stile del grandissimo maestro in tutti i suoi fosforescenti barbagli di medusa.

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Henry James

1843, New York

Henry James è stato uno scrittore statunitense. Autore di grande finezza psicologica e prolificità, è considerato un vero ponte fra Vecchio e Nuovo Mondo. In particolare ha raccontato lo scatto di indipendenza della donna americana e, insieme, analizzato il suo torvo fallimento. Figlio del pensatore religioso Henry e fratello del filosofo William, vive fin da bambino in un'atmosfera culturale fervida di stimoli. Seguendo la famiglia nei numerosi viaggi oltreoceano, viene contagiato da quel "virus europeo" che rappresenta la scintilla iniziale del suo percorso creativo. Dopo aver frequentato scuole europee a Ginevra, Parigi, Bonn, al ritorno negli Stati Unit nel 1862, si iscrive alla facoltà di Legge dell'Università di Harvard per un solo anno. Nel 1869...

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