L' amaro miele

Superlativo utilizzo delle parole. Emozionante.

Parole morbide, rime inanellate le une alle altre... Bufalino è la perla della letteratura mediterranea che rende balsamica ogni lettura.

Poeta, Bufalino lo fu a sprazzi e con una certa ritrosia. Scrisse poesie in giovane età, negli interstizi di alcune opere narrative, talora, quasi per gioco e per esorcizzare la morte, in vecchiaia. "L'amaro miele" come titolo della propria silloge poetica fu scelta coerente e quasi obbligata, essendo per lui la poesia un altro modo, complementare alla prosa, di cantare quell'ossimoro che è l'essere al mondo, pendolo instabile tra vita e morte, euforia e depressione, luce e lutto, come disse in un altro suo titolo magistrale. Chi, come me, ha già letto molto del maestro di Comiso, ritroverà con piacere le pause liriche presenti in opere come "Diceria dell'untore", "Il Guerrin Meschino", "Calende greche" o "Tommaso e il fotografo cieco", e avrà modo di apprezzare anche le non poche poesie d'amore composte con passione da giovane e con nostalgica ironia da vecchio in limine mortis; chi invece volesse assaggiare per la prima volta il miele amaro del grande scrittore siciliano troverà tra le pagine di questa raccolta un ottimo spunto per pentirsi di non conoscere ancora una penna così felice. "Dunque è vano, Signore, somigliarti / nel nome, nella sorte, nella morte; / avere entro le palme due coltelli, / il costato corrotto; / pendere così freddi, così nudi, / con le vergogne battute dal vento. / Dolce Signore, perché ci abbandoni? / A noi anche Tu devi una donna / che ci schiodi e ci lavi, / un fantaccino cieco che ci vegli, / una resurrezione." (p. 26) "Non si dovrebbe diventar vecchi. / Avevo i denti d'un cane, trentadue pietre. / Scorgevo l'ago nel fieno, udivo crescere l'erba. / Con un ramo a forca indovinavo le acque." (p. 129) "La vita non sempre fa male, / può stracciarti le vele, rubarti il timone, / ammazzarti i compagni a uno a uno, / giocare ai quattro venti con la tua zattera, / (...) / per regalarti nell'ora / dell'ultimo naufragio / sulle tue vergogne di vecchio / i grandi occhi, il radioso / innamorato stupore / di Nausicaa." (p. 180)