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scheda di Vindrola, A., L'Indice 1997, n. 2
Questo libro, pubblicato fra i Quaderni del Teatro Studio di Scandicci - Fondazione Toscana Spettacolo, è nato a margine di "Beckett novant'anni", incontri internazionali sull'opera di Beckett che si sono tenuti nel maggio dell'anno passato. Ripercorre, sinteticamente, la vita dell'opera teatrale beckettiana in Italia, nell'arco di tempo che va dal 1953 - quando il Piccolo di Milano ospitò l'edizione originale di "En attendant Godot" con la regia di Roger Blin - all'ultimo allestimento di "Finale di partit"a realizzato da Carlo Cecchi nel 1995. Beckett in Italia ha avuto "lunga vita", nel senso che non solo è stato tempestivamente messo in scena nei teatri italiani, ma non ha conosciuto veri e propri periodi di disinteresse, neppure negli anni delle avanguardie e del teatro di ricerca. Non solo, ma è stato molto rappresentato anche a livello amatoriale e dai centri universitari, trovando diffusione presso il grande pubblico anche in virtù di una certa propensione del nostro teatro a darne una lettura prevalentemente comica. Queste le premesse di Luca Scarlini - accompagnate da un breve capitolo di recensioni scritte da Tommaso Landolfi, Salvatore Quasimodo, Giorgio Manganelli, Alberto Arbasino, Ennio Flaiano, Fruttero e Lucentini. Segue poi la teatrografia, mero elenco suddiviso in rappresentazioni di singoli testi, antologie, produzioni straniere in tournée italiana, adattamenti di testi narrativi, rielaborazioni varie, edizioni radio e televisive, film e video. Ma è un elenco gustoso, che aiuta a ripassare trent'anni di teatro italiano. Si sono cimentati con Beckett, come registi, Pippo Baudo e Carlo Quartucci, Massimo Scaglione e Saverio Marconi, Federico Tiezzi e Giorgio Gaber, Aldo Trionfo e Giancarlo Sepe, Alfonso Santagata, Remondi e Caporossi, Mario Missiroli e Giancarlo Canteruccio; nelle scene Emanuele Luzzati ed Enrico Job; nelle musiche Sylvano Bussotti; quanto agli interpreti, è ancora più difficile citarli tutti, spaziano da Paola Borboni a Gaber-Jannacci e Paolo Rossi, da Leo De Berardinis a Glauco Mauri. Preziosa dunque questa pubblicazione, che a un solo interrogativo non vuole rispondere: tanta attenzione non sarà un po' sospetta?
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