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Alle origini dell'antisemitismo nazional-fascista. Maffeo Pantaleoni e «La vita italiana» di Giovanni Preziosi (1915-1924) - Luca Michelini - copertina
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Alle origini dell'antisemitismo nazional-fascista. Maffeo Pantaleoni e «La vita italiana» di Giovanni Preziosi (1915-1924)
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Alle origini dell'antisemitismo nazional-fascista. Maffeo Pantaleoni e «La vita italiana» di Giovanni Preziosi (1915-1924) - Luca Michelini - copertina
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Descrizione


Cattedratico di Economia all'Università di Roma, artefice della principale rivista teorica del Paese, "Il Giornale degli economisti", autore di studi conosciuti a livello internazionale, Maffeo Pantaleoni è tra i più insigni economisti italiani di tutti i tempi. La ricerca di Luca Michelini dimostra come Pantaleoni divenne il più in vista e il più spregiudicato antisemita sul quale poterono contare il fascismo e il nazionalismo, di cui l'economista è imprescindibile referente per la politica economica fino al 1924. Condirettore della rivista "La Vita italiana", Pantaleoni fu "maestro" del cattolico e spretato Giovanni Preziosi, che negli anni trenta e quaranta diverrà punto di riferimento dell'antisemitismo italiano e sarà tra i protagonisti della "soluzione finale", durante la Repubblica di Salò.
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Dettagli

2011
19 gennaio 2011
128 p., Brossura
9788831707367

Voce della critica

  Maffeo Pantaleoni - l'autore dei Principii di economia pura del 1889, il maestro riconosciuto di numerosi economisti italiani, primo fra tutti Vilfredo Pareto, il fondatore del "Giornale degli economisti" − fu un ardente intellettuale antisemita. Il primo merito del libro di Luca Michelini, già autore di altri saggi su Pantaleoni e sul marginalismo nell'Italia liberale, è quello di aver finalmente fatto luce su questo aspetto non secondario della biografia di Pantaleoni, rompendo un silenzio che, soprattutto nell'ambito della storia del pensiero economico, durava dal 1924, anno della scomparsa dell'economista: soltanto Piero Sraffa, nel necrologio pubblicato sulle pagine di "The Economic Journal", ricordò per l'occasione la visione cospirazionista di molte posizioni politiche e teoriche di Pantaleoni, senza per altro approfondire questo aspetto. Il secondo rilevante contributo del libro va individuato nella sua capacità di delineare, attraverso un'ampia documentazione, la dimensione non accessoria dell'immaginario e della logica argomentativa antisemitica all'interno del pensiero di Pantaleoni. L'antisemitismo dell'economista non fu un fenomeno secondario, da rilegare all'ambito del costume, della propaganda, o della mera cronaca, ma rappresentò una componente fondamentale di una Weltanschauung ruotante attorno all'asse liberismo-nazionalismo-antisocialismo-antigiolittismo. Da quest'ultimo punto di vista, tre aspetti del saggio di Michelini meritano di essere particolarmente sottolineati. In primo luogo, da queste pagine emerge con chiarezza il ruolo ispiratore che Pantaleoni ebbe sull'antisemitismo di Giovanni Preziosi. Dal 1915 all'ottobre 1924, Pantaleoni diresse di fatto con Preziosi "La Vita Italiana", la rivista in cui, probabilmente su suggerimento dello stesso Pantaleoni, vennero pubblicati, nel 1921, i Protocolli dei savi anziani di Sion. Ancora più significativamente, fu sempre Pantaleoni a suggerire a Preziosi, in una lettera del 16 agosto 1920, di stilare e pubblicare elenchi degli ebrei che ricoprivano ruoli di rilievo nella vita pubblica italiana, a dimostrare la "sproporzione" di questa presenza e la sua collocazione nei "centri nervosi" del paese. In secondo luogo, il nesso tra la riflessione teorico-politica di Pantaleoni e il suo antisemitismo risulta in larga parte incardinato nel suo antisocialismo. La polemica contro l'ebreo socialista e l'ebreo capitalista assume in tal senso i contorni di un proseguimento dell'incessante offensiva condotta dall'economista contro l'"affarismo borghese e capitalista", ovvero contro il "parassitismo" socialista da un lato e quello borghese dall'altro, contro Filippo Turati e contro Giovanni Giolitti. Nell'ottica di Pantaleoni, il giolittismo non è che un sistema di potere basato su strategie protezionistiche e stataliste che spianano la strada, sul piano politico ed economico, all'avanzata del socialismo vero e proprio. All'interno di questa visione, che è già cospirazionista, si innestano, nel 1916-17 (in coincidenza non casuale con Caporetto e con l'impatto internazionale della rivoluzione bolscevica), la torsione propriamente antisemita e la progressiva "ebraizzazione" del nemico politico ed economico. La battaglia programmatica contro il "bolscevismo ebraico" di Pantaleoni non risparmia a questo punto nessuno. Nemmeno Mussolini, il quale si trasforma agli occhi di Pantaleoni in un attore della congiura ebraica mondiale ogni qualvolta sembra voler tornare alle dottrine socialiste e stataliste, rinunciando al "manchesterismo" e alla difesa della proprietà privata e dell'individualismo. Un terzo punto da rimarcare è la distinzione, ben presente in Pantaleoni, fra antisemitismo politico-economico e razzismo biologico. Interessanti sono a questo proposito i passaggi del libro in cui si dimostra, da un lato, l'atteggiamento critico di Pantaleoni nei confronti del dibattito eugenico, che nello stesso periodo vide coinvolti altri economisti (tra cui Pareto, Loria, Michels, Gini); dall'altro, si evidenzia l'ampia conoscenza di Pantaleoni della letteratura biologica a lui contemporanea, da August Weissmann agli "engrammi" di Richard Semon. In conclusione, la lettura del saggio di Michelini non può non invitare a ulteriori approfondimenti storiografici, almeno in due possibili direzioni. Innanzitutto, rimane da indagare a fondo la natura antisemitica dell'azione squadrista del primo fascismo, alla quale le teorie e gli attacchi di Preziosi e Pantaleoni fornirono ampia legittimazione culturale. In secondo luogo, occorrerà prima o poi affrontare l'arduo compito di un'analisi sistematica e complessiva di "La Vita Italiana" per ricostruire accuratamente il pensiero di Preziosi, la rete dei suoi collaboratori, la pluralità dei contenuti della rivista e la loro trasformazione dal 1913 al 1943. Francesco Cassata

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