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Per un appassionato della storia della seconda guerra mondiale come me questo libro è stata una vera sorpresa, una scoperta che mi ha portato pagina dopo pagina a conoscere e frequentare un gruppo di persone che alla fine della lettura sembra di avere conosciuto realmente. Una storia toccante e vera, che fa riflettere su quanto dobbiamo a questi ragazzi di oltre oceano che sono venuti a morire in Europa per donarci con il loro sacrificio la libertà. Un libro che, per appassionati e non, può essere una fonte di vere emozioni, che in alcuni passaggi fanno venire le lacrime agli occhi. Un plauso allo scrittore, che riesce con disinvoltura a farci partecipi della vita quotidiana di questi giovani americani.
Belle, reali e tristi storie di ventenni,con i loro sogni e le loro paure neanche troppo lontane da noi nel tempo. Ragazzi appena usciti da scuola e da casa, costretti a diventare, subito, uomini coraggiosi con compiti più grandi di loro che affrontarono, nella maggior parte dei casi, con alta professionalità e senso del dovere. Un racconto come questo dovrebbe essere letto da molti giovani, anche oggi, proprio perchè si tratta di tragedie che tante famiglie vissero durante e dopo la II Guerra Mondiale e che riportano alla memoria semplici storie quotidiane. "Le Ali del mattino " sono un vero, triste, affresco di giovani vite vissute ma per troppo poco tempo. Diverso, ma poi non moltissimo dal film Memphis Belle ha il pregio di raccontare, con realismo,quanto accadeva, giorno dopo giorno in quella specie di roulette russa che era l'attività di volo, sui B24 o sui B17 sopra i cieli della Germania.
Questo libro non è come quel film, "Memphis Belle", che racconta l'ultima missione di un equipaggio dei bombardieri USA (ultima nel senso che poi, completata la venticinquesima missione di un pericoloso ciclo, li rimandavano meritatamente a casa). Anche qui c'è un'ultima missione, ma con ben altro significato. E lo sappiamo da subito, perchè il sottotitolo italiano chiarisce bene che qui, a differenza che in "Memphis Belle", non c'è il lieto fine. Ma questo non è un libro che parla di Storia, nè della singola vicenda di una missione. Questo libro parla di vita e di amore. Vita di un gruppo di ventenni degli Anni Quaranta, più o meno uguali ai ventenni di quasi tutti i tempi (anche perchè in quasi tutti i tempi i ventenni hanno trovato una guerra nella loro parabola umana, l'oggi fa eccezione). Amore di un nipote che, trovate inaspettatamente lettere, fotografie, documenti privati e ricordi di quell'epoca lontana, si sente irresistibilmente indotto a ricostruire la vicenda umana, prima ancora che militare, di quel suo zio e del suo equipaggio. Il libro ci trasporta negli ultimi due anni di guerra, e per molti di loro di vita, di una dozzina di giovani aviatori americani inviati in Inghilterra per bombardare il Terzo Reich. Due anni di duro addestramento, di nostalgia di casa, di libere uscite, di micidiale routine quotidiana fatta di missioni, di voli a 7000 metri dove se ti si rompe l'impianto per l'ossigeno muori, dove ogni colpo della contraerea ti fa sentire il cuore fermarsi ... Il libro riesce molto bene a farci entrare in tutto questo, molto meglio del tutto sommato superficiale film già citato. Consiglio di evitare di leggere subito sia la Prefazione che la quarta di copertina, che entrambe svelano l'unico piccolo-grande "giallo" che l'autore aveva lasciato: quanti si sono salvati, quanti paracadute si sono aperti? Particolare non da poco, visto che tutto l'ultimo capitolo è dedicato alla storia della cocciuta e commossa ricerca, da parte dello scrittore, della verità su questo punto.
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