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Alcuni progressi nello studio del cuore umano. Proust e Freud - Jacques Rivière - copertina
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Alcuni progressi nello studio del cuore umano. Proust e Freud
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Alcuni progressi nello studio del cuore umano. Proust e Freud - Jacques Rivière - copertina

Descrizione


Marcel Proust e Jacques Rivière, lo scrittore e il critico, entrambi di esasperata sensibilità, morale ed estetica. Come in ogni coppia che si rispetti non può mancare il terzo: Sigmund Freud. Non solo, il primo scrive il suo fluviale romanzo come se fosse la sua personale resa dei conti con la propria sensibilità di uomo prima ancora che di scrittore; il critico, affascinato dall'enorme e inarrestabile capacità di scandaglio dell'animo umano che il romanziere dispiega nelle sue pagine non può che confrontarlo con lo scopritore dell'inconscio, o meglio, della presa che esercita sulla coscienza. Anche quest'ultimo promette bene quanto a «studio del cuore umano», narrazione compresa (basti pensare alla qualità letteraria dei casi clinici e dell'inaugurale Interpretazione dei sogni). Il tutto giocato sul filo di una probità intellettuale che il cattolico Rivière sa che è messa a dura prova dalla diffidenza di Freud verso la coscienza che si vuole chiara e distinta e che invece ai suoi occhi tale non è; così come dalla proustiana sfiducia nei confronti dei sentimenti. I due grandi spioni della coscienza lo inquietano e Proust, dichiara Rivière, è il «più spaventoso rivelatore su me stesso che potessi incontrare». Pronunciati come discorsi al Vieux-Colombier e a Monaco, tra il 1923 e il 1924, con l'appendice di altri due interventi, questi scritti di Rivière raccolgono una delle riflessioni critiche più acute, e anticipatrici, sul rapporto tra romanzo e verità dell'uomo e della sua coscienza alla luce delle prime formulazioni della psicoanalisi freudiana. È uno sguardo e un'attenzione a cui manca davvero poco per rivolgere il sospetto sugli stessi che lo promuovono. Come interpretare altrimenti la domanda finale di Rivière? «L'opera d'arte deve il suo potere di seduzione ad un certo slancio illusorio del pensiero. Sopravviverà se lo scrittore si proporrà quale compito fondamentale quello di contrastare tali forze e di smascherarle?».
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Dettagli

2017
26 ottobre 2017
166 p., Brossura
9788876984037

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Cristiano Cant
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Sembra che sia stato detto tutto, e invece è proprio il contrario, perché parliamo di un tema che rimarrà sempre - e ci aggiungo per fortuna - il re degli sconosciuti. Sfuggente e isterico come un grido casuale, profondo come un orizzonte che invita e intimorisce, lieve e velocissimo come la felicità, un'indagine sul cuore umano è appena possibile solo per sensazioni, per intraducibili istanti solo personali dove ogni caso sembra il complicato romanzo di un esule, la scivolosa parabola di una singolarità, e questo sebbene grandi e vasti siano i cortei di esperienza che possono somigliarsi. Ma Rivière non ha dubbi in tal senso: "Avviarsi allo studio del cuore umano senza essere informati della sua esistenza e della sua attività e senza premunirsi contro i suoi sotterfugi equivale a voler stabilire la natura dei fondi marini sprovvisti di sonda e lasciandosi guidare dal solo aspetto delle acque". C'è un'intelligenza letteralmente ingoiata da voragini imperscrutabili, attimi perduti in misteriosi cunicoli del dentro che nessun dizionario può rendere per intero, voci e chiavi di lettura logore e sempre nuove sulle cortine della comprensione, dalle quali, alla fine, sia o meno un miracolo, si finisce per precipitare sempre. Proust e Freud, percezione e ragione, pura interiorità e scientifica spiegazione, mancano anch'essi, sfiorano appena il lontano vocio di una certezza? Le onde romantiche e gli spazi eternamente aperti per questo meraviglioso tema sembrano deporre per un progresso. Ma questa lettura è un viaggio anche nel suo opposto, nelle morse e nei trabocchetti, nelle lame e negli imprevisti, negli scherzi e negli assalti che il cuore si inventa dall'alto delle sue lune barcollanti. Un invito a un ballo che darà gioia, ma che finirà troppo presto, legge notissima e senza possibilità d'essere rimossa. Restiamo sospesi e vinti comunque col nostro alloro sfiorito al collo e la segreta potenza che continuerà a farci sperare, un giorno, di capire e capirci qualcosa.

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Jacques Rivière

(Bordeaux 1886 - Parigi 1925) critico e scrittore francese. Direttore dal 1919 al ’25 della «Nouvelle Revue Française», fu una delle intelligenze critiche più vive e appassionate della sua generazione: i suoi saggi intorno a poeti, musicisti, pittori contemporanei, raccolti in Studi (Études, 1912) e nei postumi Nuovi studi (Nouvelles études, 1947), sono stati decisivi per la formazione del gusto letterario contemporaneo. Per quattro anni prigioniero di guerra in Germania e in Svizzera, alla propria esperienza autobiografica dedicò il saggio Il tedesco. Ricordi e riflessioni di un prigioniero di guerra (L’allemand. Souvenirs et réflexions d’un prisonnier de guerre, 1918), esame lucido e amaro della crisi morale e intellettuale del popolo tedesco. Verso la fine della sua vita, influenzato da...

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