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(recensione pubblicata per l'edizione del 1987)
recensione di Lo Bue, M., L'Indice 1988, n. 4
Questo libro è costituito dai testi di alcune conferenze, tenute a Roma nell'aprile del 1987, riguardanti la nascita del pensiero matematico in area mediterranea e medio orientale. Come si dice nella premessa, il ciclo di lezioni è stato ideato partendo dal presupposto che "la divulgazione sia una precisa operazione di intersezione tra la ricerca militante della singola disciplina scientifica e la capacità di riflessione critica e cognitiva di ciascun individuo non specialista". Dunque l'interesse di questi brevi saggi va oltre l'aspetto strettamente storico e archeologico ed è legato all'analisi critica dei metodi della matematica. Alla presentazione di Gaetano Fichera, accademico dei Lincei e docente di analisi superiore all'Università "La Sapienza" di Roma, seguono cinque interventi. i primi due trattano lo sviluppo della terminologia matematica, dei sistemi di numerazione e del calcolo algebrico nell'antica Mesopotamia; ne sono autori Giacinto Saporetti, docente di assirologia all'Università di Pisa e Livia Giacardi dell'Università di Torino. Gli ultimi tre riguardano l'aritmetica e la numerazione nell'antico Egitto viste nei loro rapporti con la religione, la mitologia, il calendario e il sistema metrico; sono scritti di Luisa Bongrani Fanfoni, docente di egittologia presso l'Università "La Sapienza" di Roma, Giovanni Buffa e Silvia Roero, rispettivamente delle Università di Pisa e di Torino. Queste conferenze potranno essere interessanti da diversi punti di vista oltre a scoprire i motivi di carattere sociale e pratico che hanno spinto gli antichi egiziani e i popoli mesopotamici a sviluppare sistemi di numerazione e di calcolo, si potranno fare molti paragoni fondamentali con la nostra civiltà.
Per esempio, il tatto di aver sviluppato un linguaggio autonomo per la matematica, per noi rende scontato che ci siano termini come sfera, circonferenza, trapezio, che definiscono in modo univoco e rigoroso degli oggetti geometrici; questo non era per nulla ovvio nella lingua dei sumeri i quali utilizzavano termini diversi tratti dalla realtà concreta per indicare il medesimo oggetto matematico (l'area veniva chiamata "campo", la diagonale "canale", la base di una figura era detta "suolo" o "terra" e così via). Uno dei fatti più importanti che emergono da questa serie di saggi è l'origine empirica della matematica. Persino l'algebra, che siamo abituati a concepire con un linguaggio strettamente simbolico, era stata sviluppata in Mesopotamia senza ricorrere minimamente a ciò che oggi definiremmo formalizzazione. Il fatto di non dimenticare che anche il linguaggio più astratto della matematica ha delle origini concrete e strettamente legate alla realtà ha delle ripercussioni molto importanti soprattutto in campo didattico.
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