Agenti di Mosca. Lo stalinismo e la sua ombra

Opera piena dei miti e dei lamenti di un filosofo di sinistra, ma anticomunista compulsivo, che incontra solo altri anticomunisti compulsivi o ex-comunisti. E l'unico che non parrebbe essersi pentito del proprio passato, al contrario dell'autore e dei suoi commensali usati quali 'fonti' del suo libro, viene indicato alla polizia come spia, traditore e assassino, e sulla base del fatto che una volta, 50 anni prima, scrivesse per una rivista sospettata di filosovietismo.... Il resto, non è un libro che pretende di raccontare la storia del Comintern, ma è la solita sfilza di accuse fantasiose ai comunisti coerenti e rimasti tali, le cui 'solide prove' vengono rimandate ad altri libri di autori sospetti, perché raccomandati dall'autore di questo testo ali di sotto di ogni sospetto e carico di livore, fantasie lugubri e pure allusioni, ma privo anche che della minima briciola di scientificità e serietà dello storico o del filosofo. Per chi cerca un'opera di storia, questo libro sarà occasione di spreco di soldi e di tempo.

Libro finito immeritatamente negli outlet, va ripescato perchè è un buon lavoro di ricerca storica e sociologica sugli agenti di secondo livello che lavorarono al servizio del Cominter. Le loro biografie dimostrano come gli stereotipi della spia e dello spionaggio siano molto lontani dalla realtà.