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Il.romanzo è un racconto impietoso su come può insinuarsi i l'odio tra i popoli ma soprattutto è uno straordinario spaccato storico in cui microstoria e macrostoria si incontrano: la voce narrante è quella di un giovane uomo che assiste al crollo della sua realtà, che coincide con il crollo di un impero multietnico, quale quello Ottomano,. Lo sfondo è quello delle splendide e vivacissime città della Turchia costiera (Smirne su tutte) e le selvagge asperità dell'Anatolia interna, Immenso e imperdibile.
La narrazione parte dal disfacimento dell’Impero Ottomano, formazione statale multietnica fondata sull’equilibrio tra i popoli soggetti, che nel primo Ottocento è messa in crisi dall’insorgere dello spirito nazionale, che porta a bellicismo e intolleranza. In Grecia si fa strada il progetto di un nazionalismo panellenico per riunire in un solo Stato tutti i territori abitati da greci. Di fronte alla crisi dell’Impero ottomano, nell’ambito delle guerre balcaniche, l’etnia più forte reagisce d’altra parte sostenendo un nazionalismo panturco: è la rivolta dei Giovani Turchi del 1908. Attraverso le vicende del protagonista Manolis Axiotis, cresciuto nel retroterra di Smirne, è descritta la vita pacifica delle comunità greca e turca, che si stimano reciprocamente e condividono lavoro e feste: il progressivo insinuarsi di diffidenza e odio, indotti dalla propaganda di agenti francesi, italiani e tedeschi; l’opera di divisione svolta dai Giovani Turchi al potere, che dal 1914 costringono i richiamati di lingua greca ai “battaglioni di lavoro”. Lo stesso Manolis, che vive da soldato richiamato alla disastrosa ritirata, non riesce a sottrarsi alla generale ondata di odio etnico. Il romanzo si chiude con la fuga del protagonista verso la Grecia, dopo la caduta di Smirne. Racconto potente, con una trama asciutta e incalzante, focalizzata sui fatti narrati e con poco o nessun spazio a divagazioni.
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