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Questo libro è bello per almeno due motivi. Da un lato esso disegna l'immagine di una donna e madre straordinaria, in un discorso che ha sia l'aspetto di una ricostruzione ordita con sapienza, sia quello di un racconto fatto con immediatezza. Questo tono duplice dello stile dà fascino alla lettura di questa Lettera, che infatti solleva lo spirito e lo riempie di pensieri buoni e di ammirazione per la protagonista, in quanto exemplum di sapienza e bontà, e dunque di bene. Dall'altro, esso illustra con un esempio concreto la storia dell'Italia del dopoguerra e dei sacrifici straordinari fatti dagli italiani, anche attraverso le ben note migrazioni interne, e ci ricorda anche che cosa è stata la scuola italiana fino a pochi decenni or sono è stata un motore di promozione sociale e non un parcheggio degradante. Infine, questo libro contiene molti tesori di saggezza: ne citerò soltanto due. Il primo è nella frase ''la morte è quel che dà senso alla vita''. Qui devo per ragioni di spazio limitarmi a rimandare a una serie di scritti pasoliniani, raccolti in ''Empirisco eretico'', dove questa frase viene chiarita nei saggi ''Osservazioni sul piano-sequenza'', ''Essere è naturale?'' e ''I segni viventi e i poeti morti''. Il secondo tesoro è contenuto nella frase ''la vita si vive nel futuro''. Anche qui per ragioni di spazio mi devo limitare a dare un riferimento bibliografico al libro di Massimo Bontempelli ''Il Tempo e la Memoria''. Entrambi questi tesori sono a mio avviso di una profondità inattingibile ai giovani: solo l'esperienza insegna veramente il loro significato. Come dicevo, il testo contiene un rapido cenno alle ragioni del degrado della scuola italiana. Anche qui un testo di Massimo Bontempelli ci è di aiuto: è ''L'agonia della scuola italiana''. Dunque questa Lettera contiene, nella trama del racconto di ''atti mitici o morali fuori dal tempo'', tanti tesori, dei quali ho potuto solo dare una prima idea.
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