L' acquaiola

Il libro mi è piaciuto. Preferisco i romanzi in cui è la storia stessa a far intuire o intravedere le motivazioni dei personaggi, qui al contrario nulla è lasciato al lettore, la descrizione minuta e dettagliata dei conflitti e delle aspettative, dei desideri e delle rivalse con cui ogni singolo partecipante interviene nel racconto esaurisce la tavolozza dei sentimenti di ognuno. I personaggi sono nella massima parte dei “tipi” e vengono rappresentati compiutamente in questa loro confluenza in una categoria: ci sono i signorotti rozzi e brutali, sazi dell’appartenenza al loro ceto e non interessati ad altro, c’è il borghese anticonformista che da un lato trova nel suo anticonformismo la libertà dalle regole sociali e dall’altro non può affrancarsene del tutto e in qualche modo le subisce, c’è la figlia indesiderata che dalla mancanza d’amore in cui è cresciuta sviluppa una sua propria incapacità d’amare, c’è la ragazza giovane e bella che vive con senso di colpa la bellezza che la natura le ha dato e l’attrazione che suscita e mortifica l’una e l’altra sotto una devozione ridotta a superstizione. Su tutto c’è però Maria con la sua fierezza che esce dagli schemi, figura, sì, di donna provata dalla vita e incapace forse di aprirsi alla vita stessa, se non nella parte finale della sua esistenza e del libro, ma anche capace di difendere la propria dignità contro tutto e tutti. Sono probabilmente la riuscita tipicizzazione dei personaggi, che non scade mai peraltro nel banale, e la forza della protagonista a coinvolgere il lettore. Se un difetto trovo al romanzo sta nel fatto che l’autrice talvolta abusa della sua abilità di descrivere l’animo umano nelle sue infinite sfaccettature.

Da leggere assolutamente!

Incontriamo Maria l’acquaiola a 15 anni, sul finire del diciannovesimo secolo, quando viene assunta dalla famiglia benestante del paese con l’incarico, appunto, di approvvigionare di acqua la casa andando con l’asino alla sorgente che dista circa tre chilometri più volte al giorno, tutti i giorni e con qualsiasi condizione atmosferica, e seguiamo la sua vita fino all’età di oltre 80 anni. Una vita dura, drammatica, segnata da episodi e circostanze (miseria estrema, analfabetismo, lavoro durissimo, grave infortunio sul lavoro, violenza sessuale e conseguente maternità, penuria di affetti) che basterebbero a rovinare irrimediabilmente la vita di più persone e non solo una. Un quadro disarmante, forse apparentemente anche troppo, perché le tinte fosche rischiano di perdere credibilità quando sono portate così all’estremo. Eppure ho letto molto volentieri questo romanzo, con il cuore pesante ma senza mai percepire la sensazione di artificiosità, per il semplice fatto che probabilmente in quegli anni e in quei luoghi, la vita per una bambina di quella estrazione sociale doveva davvero essere quella. Per rivalsa quindi lo spirito di compassione ha ceduto il posto al senso di riscatto e di ammirazione per i piccoli e grandi risultati che Maria è riuscita ad ottenere, la drammaticità e il dolore per le vicissitudini di questa bambina, poi ragazza, poi donna e poi anziana hanno lasciato il posto, sul finire, ad una grande tenerezza per gli affetti e il senso di famiglia che ella scopre tardivamente grazie alla nipotina, che la riscatta. E’ stata dunque per me una lettura emotivamente molto coinvolgente, ma il mio apprezzamento va anche alla cura della ricostruzione storica, all’attenzione per il linguaggio usato (che si modella sulle caratteristiche di ogni personaggio), alla coralità delle figure che ruotano attorno a Maria (e alle quali, a turno, viene riservato spazio e attenzione consoni al loro ruolo nella trama).