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Un'ampia chiarissima analisi che ricostruisce il mito dell'accusa del sangue e degli omicidi rituali attribuiti agli ebrei europei soprattutto nei riguardi di bambini cristiani, che sarebbero stati uccisi per usare il loro sangue nella preparazione del pane azzimo. La credenza si sviluppò a partire dell'età tardoantica fino alla Soluzione Finale nazista, con un crescendo che ebbe il suo massimo nell'XII secolo. In ambito religioso numerosi papi si opposero alla deriva antisemita, ma la Chiesa comunque santificò alcune delle piccole vittime - William di Norwich, Hugh di Lincoln e Simone di Trento - e lo stesso Lutero nel 1543 ribadì l'accusa. Questa ricerca è una delle tre disponibili sul mercato italiano, assieme a quelle di Furio Jesi e Ariel Toaff.
Recensioni
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Opera scrupolosa, la ricerca di Taradel sulla costanza di un costrutto mitologico negativo, quello che attribuisce agli ebrei l'efferata abitudine di commettere omicidi rituali per procurarsi il sangue cristiano, somma molti pregi, consigliandosi al pubblico degli studiosi, ma anche a quanti intendano procedere a una riflessione sulle radici socio-antropologiche di talune categorie mentali, la cui ragione risiede nel fatto stesso di esistere e ripetersi. La ricostruzione storica fattane dall'autore, già noto al pubblico per un precedente lavoro sulla civiltà cattolica e l'antisemitismo, è senz'altro dettagliata e corroborata da continui rimandi e riscontri documentari. Essa si intreccia con la disamina dei moventi culturali e dei fattori politici che incisero sul costituirsi e nel reiterarsi di quella che divenne ben presto una infausta "tradizione", tanto da sopravvivere non solo alla prova dei fatti, ma anche al trascorrere del tempo. Dagli antecedenti del periodo tardoantico - quando da originaria accusa rivolta contro le prime comunità cristiane trasmutò progressivamente in "macchia" d'infamia antiebraica - agli esiti contemporanei, istituzionalizzata nelle politiche del regime nazista, ma anche metabolizzata nei sedimenti carsici della memoria collettiva, la fenomenologia del "sangue carpito" rappresenta, a modo suo, un frammento non proprio secondario del mosaico identitario dell'Europa di cui siamo eredi. Da contestare all'editore la scelta, oramai invalsa tra non pochi operatori del settore, di non pubblicare una bibliografia autonoma, ma di lasciarla disseminata tra le corposissime e documentate note.
Claudio Vercelli
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