A volte la neve

Quando hai la gola secca e le gambe molli per lo sforzo estremo ti ricordi di voler tornare indietro. Per te. Non si può essere ombra della volontà degli altri, camminare rasente i muri per paura di qualcosa. La vita va affrontata e non importa se per farlo bisogna anche scappare, trovare se stessi in altri luoghi. Tutto fa esperienza. I giorni servono per capire, per andare avanti e all'occorrenza anche per tornare dove si è lasciato ogni cosa. Le radici nessuno se le scorda. Te ne vai per costruirti un futuro, per diventare qualcuno, per tagliare i ponti con i nomi, per lasciare il dolore. Eppure, se ne aggiungerà altro insieme ad altre cose, belle e brutte, dignità compresa. Sgravati da molti dubbi, paure, tristezze e sofferenze, si riprende fiato, colore sulle guance. Non di sentirà più l'inverno, nell'anima. In A volte la neve di Maria Consiglia Alvino finisci dentro le paure di tre ragazzi. Chiara, Rocco e Luca sono dello stesso paese, sono amici. Poi, qualcosa si è spezzato e ognuno si è chiuso nel silenzio. Chi è andato via e chi è rimasto non ha importanza. Tutti però hanno affrontato un viaggio interiore per capire di che pasta sono fatti, che sentimenti hanno per gli altri e per stessi. Il romanzo è bello. Intimistico, introspettivo. La narrazione è cadenzata, periodi brevi ed affacaci. La prosa è pura.

Letto tutto d'un fiato. Una storia in cui è difficile non immedesimarsi e trovare una parte di se stessi, delle proprie inquietudini e di quel senso di inadeguatezza che spesso ci accompagna durante il corso della vita. Una trama che fa riflettere su quello che si è, sulle proprie origini e sull'importanza di avere nella propria esistenza, legami, di qualsiasi tipo di natura essi siano.

La trama è pervasa da una tensione emotiva che non viene mai meno. Si respira la vita dei personaggi e non si riesce a smettere dal seguire il loro divenire o fermarsi. Romanzo avvincente che non scade mai nella retorica. Si percepisce il ricco background culturale dell'autrice.