A un passo da Cézanne

Stranamente affine alla poetica del sottoscritto è la forza dirompente con cui Giusti enuclea le sue invettive o le sue polemiche sul mondo esterno e sulla storia in generale, ma, e questo è un motivo altamente e positivamente (per il Giusti) differenziatorio, le sue querelles e, in genere, il tono, a volte lamentevole a volte più semplicemente oppositivo, non determinano mai una vera lotta, una battaglia con i mulini a vento che ha visto tanta parte, agli inizi, della produzione del sottoscritto, immersa con sterili connotazioni e forza vitale a volte inceppata ancor prima di essere lanciata. La poesia del Giusti è quindi, certamente, molto “combattiva” ed espone ad oltranza il suo soggetto a continui ripiegamenti e quasi “scuse” della volontà di “giocarsi” il mondo, di addivenire a molteplici esiti là dove ce n’è uno soltanto. Ma questo vigore, e questa è la nota critica che mi preme di più sottolineare, non è mai cieco, non si eccita per il massacro o per la “rinuncia” vendicativa, è sempre “lieto d’esserci”, di “esercitarsi”, di contemperarsi agli eventi.