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16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia - Adam Zamoyski - copertina
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16 agosto 1920. La battaglia di Varsavia
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Descrizione


La battaglia che i polacchi e i sovietici combatterono di fronte a Varsavia nell'agosto del 1920 ebbe due testimoni eccezionali. Il primo fu un arcivescovo della Chiesa cattolica, allora nunzio in Polonia, che sarebbe divenuto papa, poco meno di due anni dopo, con il nome di Pio XI. Il secondo fu un maggiore francese che avrebbe guidato la Francia libera dopo il giugno del 1940, governato il suo paese per due anni dopo la liberazione di Parigi e fondato, alla fine degli anni Cinquanta, la V Repubblica. Ma la presenza a Varsavia di Achille Ratti e di Charles De Gaulle non impedì che quella battaglia finisse negli scaffali più alti e meno consultati del grande archivio in cui è depositata la memoria degli eventi del Novecento. La Grande guerra era terminata da quasi due anni. Il Trattato di Versailles aveva rifatto da un anno e mezzo la carta politica d'Europa. I popoli degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale erano troppo occupati a curare le proprie ferite per prestare attenzione a ciò che accadeva sulle rive della Vistola. Adam Za-moyski, studioso di origine polacca, ha avuto il merito di riempire una pagina bianca di storia europea. Quello che si combatté per due anni fra la Russia bolscevica e la Polonia risorta non fu uno dei tanti conflitti territoriali che scoppiarono, come scosse di assestamento, dopo il terremoto della Grande guerra. Fu il primo scontro tra le due maggiori ideologie del ventesimo secolo: il nazionalismo e il comunismo.
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Dettagli

2009
188 p., Rilegato
9788879728881

Voce della critica

Il volume ripercorre, soprattutto sotto il profilo della storia militare, le alterne vicende della guerra russo-polacca del 1919-1921. Rientrando nel quadro delle tormentate vicende che seguirono la fine della Grande guerra e lo scoppio della Rivoluzione russa, questo conflitto, perlopiù trascurato dalla storiografia occidentale, ebbe inizio all'indomani del lancio da parte di Lenin dell'"Operazione Vistola" e dell'occupazione russa di Vilnius e Minsk. Esso conobbe tuttavia una prima svolta allorché, sotto la minaccia delle armate bianche di Denikin, i russi furono costretti a ritirarsi. Dopo la temporanea occupazione polacca di Kiev, le sorti del conflitto conobbero una seconda svolta: la controffensiva russa, guidata a sud dalla leggendaria Konarmija di Budjonny e a nord dalle truppe di Tuchačevskij, spostò il fronte sino ai sobborghi di Varsavia. Nell'agosto del 1920 avvenne però il "miracolo della Vistola" e il conflitto conobbe un terzo e ultimo ribaltamento: grazie a una coraggiosa manovra a tenaglia, l'esercito polacco di Piłsudski riuscì infatti a respingere l'armata rossa e a occupare gran parte dell'Ucraina e della Bielorussia. La brillante ricostruzione di Zamojski, tra le pagine della quale è peraltro tracciato il profilo di un giovane ed emergente Stalin, non convince tuttavia sino in fondo. Assumendo una prospettiva interpretativa unilaterale, l'autore non esita, secondo il canone attualmente dominante in Polonia, a presentare tale guerra nei termini enfatici di un sacrificio compiuto in nome della difesa dell'Europa nonché a descrivere Piłsudski come un campione della libertà e come il padre di un modello politico – antagonista sia rispetto al nazismo sia rispetto al comunismo – che risulterebbe superiore alla democrazia occidentale.
Federico Trocini

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