13 (Japanese Limited Remastered)

L'evoluzione dei Blur da 100% Britpop a musica sperimentale che strizza l'occhio alla psichedelia dei Pink Floyd di Barrett, già iniziata con il self-titled album, in 13 raggiunge in compimento. Abbandonati i racconti e le sonorità British che li consacrarono (vedasi Parklife), la band si mette totalmente a nudo realizzando finalmente tutte le potenzialità fino ad allora lasciate quasi solo intravedere e mostrando una maturità e una sensibilità sia musicale, sia umana che fa si che occupino uno posizione di tutto rispetto nella storia della musica. Melodie ipnotiche, esperimenti elettronici, gospel, ballad, allusioni al rap, persistenze di pop e suggestioni post-punk, in 13 si susseguono e si fondono in un album che va ascoltato senza preconcetti, lasciandosi risucchiare. Il grosso del forte impatto emozionale che produce nell'ascoltatore è dovuto anche alle tematiche affrontate. La rottura di Damon Albarn con Justine Frischmann, riferimenti velati alle loro esperienze con l'eroina e la lotta con l'alcolismo di Graham Coxon rivelano i lati più oscuri della loro personalità, fino ad allora quasi totalmente nascoste dietro personaggi fittizi. Un disco, dunque, della maturità che come ogni culmine artistico che si rispetti, coincide anche con l'inizio del declino della band, che verrà di lì a poco lasciata da Coxon e pian piano "sostituita" con i Gorillaz da Albarn.