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Il libro è molto esplicito nel descrivere le situazioni dissolute del protagonista. Trasmette un senso di sincerità e di non autocompiacimento né di ricerca di assoluzione. Il protagonista ricerca in barboni ed emarginati il "senso" e per questo parla con loro con profondo interesse. Di base si capisce una ricerca dell'amore incondizionato della madre e un riscatto al giudizio "sei un fallito" del padre. I comportamenti autodistruttivi nascono probabilmente da questa doppia ricerca.
Crudo e ironico, la vita confusa e dissoluta di un giovane nella new York di fine millennio.
Alexander Vine ha circa venticinque anni e fa il doorman al Four seasons di Manhattan, vive nella Bowery e in questo librino narra per brevi capitoli le sue sregolate abitudini sessuali, presenti e passate. L’inizio intrigante senza dubbio invoglia all’acquisto, ma anche se è vero che spesso lo scrittore come primo approccio usa il sesso per impressionare il lettore, il più delle volte è l’insicurezza, la nostalgia a dominare i sentimenti ed è sintomatico che le sue ossessioni nascano sempre dal passato. Sarà che me l’aspettavo meno profondo e un po’ mi ha spiazzato, ma nonostante tutto quello che qua si può leggere, le scene che più mi hanno colpito non hanno a che fare col contatto finalizzato al piacere, bensì con le gentilezze, i riguardi e le attenzioni verso le altre persone. Per dire, i protagonisti dei suoi racconti sono prostitute e luoghi di piacere, ma anche barboni, la sua famiglia e sale d’attesa di ospedali. Aggiungo che già qui come nei suoi lavori più recenti, Ames sfoggia le sue abilità da battutista chiudendo i capitoli con brevi pensieri strappa applausi e dulcis in fundo non voglio tralasciare che prima del testo vero e proprio c’è un’introduzione firmata da Fernanda Pivano, uno scritto pregevole e utile per inquadrare a dovere il testo ma che consiglio di leggere in un secondo momento per gustare la lettura senza preconcetti.
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