Ragazzo di Manhattan

I mitici anni ruggenti visti da una prospettiva ben meno sfavillante rispetto alla più nota (ed alta) trattazione di Scott Fitzgerald. La storia di una giovane coppia di giornalisti che si amano, si sposano, bisticciano, si lasciano, sentono di continuare a volersi bene e, nonostante il sopraggiungere del dramma, si rimettono felicemente insieme. Al di là dello spaccato appena ricostruttivo di quegli anni, in una New York quanto mai iperattiva, è d’una banalità sconcertante. Katharine Brush, l’autrice, è stata una giornalista, novellista e sceneggiatrice a suo tempo molto stimata, se la si inquadra fra gli esponenti di certa letteratura soft. Il libro non annoia ma, mentalmente, lo si traduce in immagini alquanto stereotipate, al pari d’una vecchia pellicola in bianco e nero stile Fred Astaire e Ginger Rogers; e pare che la corrispondenza di un film relativo a questa storia esista per davvero. Un po’ troppo scontato e reso particolarmente pesante dalla mediocre confezione cartacea: con strafalcioni di stampa e lettere così piccole da sfidare la concentrazione visiva del più volenteroso dei lettori. C.Matar

questo romanzo, scritto ed ambientato quasi un secolo fa, è straordinariamente moderno. I protagonisti sono ben descritti e la storia è coinvolgente.