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Un romanzo d'esordio che ci spalanca nuovi orizzonti. Un protagonista destinato a entrare nei cuori dei lettori. Un Giappone spietato e pieno di fascino, raccontato con uno sguardo insolito e struggente.
L'ispettore Takeshi Nishida della squadra Omicidi della polizia di Tokyo ha un secondo nome che pochi conoscono, ma che dice molto di lui. All'anagrafe infatti è Takeshi James Nishida. Perché Nishida è un hāfu: un mezzo sangue, padre giapponese e madre americana. Forse per questo non riesce a essere sempre accomodante e gentile come la cultura e l'educazione giapponese vorrebbero. Forse è per il suo carattere impulsivo, per quel suo modo obliquo e disincantato di vedere le cose e le persone che lo circondano, che non ha mai fatto carriera come avrebbe meritato. O forse è perché lui non vuole fare carriera, se questo significa mettere i piedi sotto la scrivania invece di usarli per battere le strade di Tokyo, città che ama e disprezza con altrettanta visceralità – e che allo stesso modo lo ricambia. Ma Nishida è eccezionale nel suo lavoro: lo dimostra il numero di indagini che è riuscito a risolvere. Fino al caso dell'ombrello. Un uomo, ritrovato morto. L'arma del delitto? All'apparenza, un comunissimo ombrello di plastica da pochi yen, di quelli che tutti usano, tutti smarriscono e tutti riprendono da qualche parte. Ma questo ombrello ha qualcosa che lo differenzia dagli altri. Un piccolo cerchio rosso dipinto sul manico e, soprattutto, un'impronta. E Nishida si troverà di fronte a un incredibile vicolo cieco quando scoprirà a chi appartiene l'impronta digitale del possibile assassino: all'imperatore del Giappone.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Era da tanto che non mi imbattevo in un libro cosí bella storia, mai noiosa e non scontata come potrebbe sembrare da qualche passaggio, scritto bene molto scorrevole e finale con ciliegina sulla torta!
Un romanzo d' esordio fulminante, senza incertezze di trama o debolezze stilistiche. Ottima la trama, originale nello svolgimento senza mai un cedimento di attenzione verso i tanti personaggi che abitano in questa Tokio immensa e distratta. Ho seguito senza stancarmi mai svolte di indagini e differenze di caratteri, fino alla fine, quasi commovente. Non dico altro, questo libro va letto dagli amanti del genere, e non solo. Leggerò sicuramente anche gli altri dell' autore, troppe volte la delusione è dietro l' angolo, ma questa volta no. Complimenti all' autore, a cui vanno le mie 5 stelle.
Leggo i romanzi di Tommaso Scotti a ritroso dopo il fantastico "I diavoli di Tokyo ovest". È piacevole indagare insieme all'ispettore Nishida sull'omicidio strano che parrebbe eseguito con la punta di un ombrello. Non è un ombrello qualunque: ha un marchio che crea imbarazzo e poi passa di mano in mano, compare e scompare. Questo scomparire consente all'autore di scrivere note interessanti sui personaggi che l'hanno avuto tra le mani e, insieme a loro, ai tratti distintivi delle culture giapponesi e delle loro contraddizioni. Il romanzo si muove su un doppio binario: la ricerca dell'assassino (questa volta ho perso la scommessa che faccio sempre con me stessa) e la ricerca dell'ombrello nei suoi interminabili passaggi. Il doppio binario è anche un escamotage per tenere il lettore con il fiato sospeso: questa è l'anima del giallo! Io leggo comunque lentamente per gustarmi il racconto e non corro alla ricerca del colpevole. Scotti disegna un Giappone che non ho conosciuto, a tratti inquietante, partendo da Kabukicho, la zona di Tokyo che nel mio reportage di viaggio di dieci anni fa, chiamavo "la pancia molle di Tokyo", un luogo di degrado e sporcizia insolito nel Sol Levante. Da qui il romanzo si dipana con maestria e rivela un mondo accattivante di persone e cose. La scrittura limpida è ricca di similitudini, di colori, di ironia con le note a piè di pagina che aiutano il lettore nella comprensione di termini giapponesi. 🌸
Recensioni
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