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Il libro di Cresti, docente di Storia dell'Africa all'Università di Catania, ricostruisce la drammatica vicenda della colonizzazione della Cirenaica. "Questo lavoro precisa l'autore ha l'ambizione di completare il quadro della colonizzazione demografica della Libia che avevo iniziato a delineare anni fa in una prima pubblicazione". Fin dalle prime pagine, dedicate al lavoro dello storico, la passione per la ricerca si mescola alle fonti, alcune delle quali inedite (l'archivio Entecol). Il volume è organizzato in diciassette capitoli che riferiscono sulla rappresentazione geografica e storica della Cirenaica e sulla nascita dell'immaginario coloniale, analizzando i testi degli esploratori italiani, francesi, inglesi e tedeschi. Si passa poi a descrivere la presenza italiana prima e dopo la "pacificazione", ad approfondire l'attività dell'Ente per la colonizzazione della Cirenaica, che portò alla costruzione dei primi villaggi agricoli. Il settimo capitolo prende in esame il periodo 1935-1937, considerato fallimentare per gli esperimenti di Zuetina, Sirte e Misurata. Quello successivo, invece, indaga sulla vita di un colono sui generis: Amerigo Dùmini, l'assassino di Matteotti. Nel nono, l'autore riferisce sul nuovo piano di colonizzazione (1938-1939), proposto da Italo Balbo, che contempla, per la prima volta, la presenza araba nella regione di Zliten, Libia occidentale. Il 1938 è anche l'anno dei "ventimila", dell'arrivo cioè del primo scaglione di famiglie italiane. Nel '39, inoltre, è varato un nuovo progetto che prevede un sensibile aumento demografico italiano e quindi dell'edilizia coloniale. Le conclusioni mettono in luce, infine, l'impossibilità di ereditare, dopo il colonialismo, una geografia del territorio profondamente legata alle disponibilità dei mezzi e dei capitali italiani. Gabriele Proglio
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