Fireworker

Per quasi vent'anni, i Gazpacho hanno regnato come i sovrani dell'ART OROG ROCK più atmosferico ed emotivo. La loro ultima fatica, l’album “Fireworker”, non fa eccezione. Infatti, è senza dubbio una delle loro migliori realizzazioni, oltre che una dellepiù profonde che ascolterete nel 2020. Concettualmente, l'album segue la tradizione della band di fondere grandi dilemmi filosofici, stimolando le inclinazioni letterarie e tormentando i disordini personali di ogni ascoltatore. In un certo senso, “Fireworker” è il culmine dei temi e delle tecniche che hanno plasmato gli album precedenti, combinando l'isolamento fatalistico di “Night” e “Missa Atropos”, il dramma narrativo sfortunato di “Tick Tock” e “Soyuz” e le pesanti contemplazioni teologico-scientifiche di “Demon” e “Molok”. Al di là di questo, la sua premessa centrale - che l'umanità è sempre stata controllata da una creatura infallibile e onnisciente, determinata a propagarsi ad ogni costo - significa che a livello di tematiche “Fireworker” si presenta come l'ombrello generale sotto il quale sono contemplati tutti i suoi predecessori. Il tastierista Thomas Andersenchiarisce: "C'è una parte istintiva di te che vive dentro la tua mente, separata dalla tua coscienza. Io lo chiamo il "Fuochista" o la "Lucertola" o il "Cowboy dello Spazio".
È una forza vitale eterna che è sopravvissuta ad ogni generazione, con una nuova versione in ognuno di noi".“Fireworker” è pubblicato su Kscope in un CD digipack con un libretto di 16 pagine e un doppio LP con copertina apribile ed il lato D etched.