Mia

Debora Parisi, “studentessa universitaria di giorno e cacciatrice di leggende e mitologie di notte”, con questo breve racconto di una settantina di pagine, abbellito dalle illustrazioni di Alessandro Amoruso, si rivolge a lettori che non si scompongono di fronte all’utilizzo di un linguaggio esplicito nel descrivere scene di sesso e violenza. Chi, come me, ha sguazzato per anni nello splatterpunk più sfrenato ed è reduce dalla recente lettura di “L’Angelo della carne” del duo Skipp & Spector non potrà fare altro che apprezzare la scrittura fluida, diretta e comunque non priva di suggestioni della Parisi. Mia, la protagonista del racconto, è una ragazza fragile ed insicura, con un passato difficile ed un alone di senso di colpa che tende a bloccarla nelle relazioni interpersonali, specie nei confronti degli uomini. Ha un ristretto gruppo di amiche e delle fantasie erotiche di cui si vergogna, che coinvolgono una creatura mostruosa e che finiranno per materializzarsi con violenza e brutalità dopo una seduta spiritica organizzata quasi per gioco. Ho sempre pensato che il racconto breve sia una delle forme di scrittura più complesse. Lo scrittore deve riuscire a catturare il lettore condensando in poche pagine molti elementi . Tutto deve riuscire ad incastrarsi nello spazio di poche pagine, ambientazioni, atmosfere, narrazione e psicologia dei personaggi. Attraverso una serie di flashback la Parisi ci permette di conoscere cosa si agita nel profondo della giovane Mia, il motivo per cui l’Entità abbia scelto proprio lei e le ragioni per cui le è destinato un “compito” le cui origini si devono ricercare in rituali antichi. Mia è un esperimento ben riuscito. In Mia troviamo il “sex & gore” di Laymon unito all’introspezione psicologica ed alla ricerca sul folklore piemontese. A questo aggiungiamo le illustrazioni di Amoruso, che richiamano il mio adorato simbionte. C'è più di un motivo per affrontare la lettura.